L’insalata russa, una storia controversa

L’insalata russa, regina degli antipasti su molte tavole della cucina italiana, ha un’origine antica e controversa. Una cosa è certa: nacque come piatto prelibato per l’alta società, ma nel tempo è divenuta un piatto di tutti. Ecco intanto le storie che secondo le quali ebbe origine, nell’Ottocento, l’insalata russa.
L’insalata russa del belga Olivier
Nel 1864 uno chef di origine belga, Lucien Olivier, aprì un elegante ristorante a Mosca, l’Hermitage, dove veniva servito proprio questo piatto di cui Olivier custodiva gelosamente la ricetta. All’origine era un piatto riservato ai ricchi dell’alta società, con crostacei e cacciagione uniti a patate, capperi, olive e cetrioli, e conditi da ricca una maionese. Si racconta che per questo piatto Olivier arrivasse a utilizzare ben 100 ingredienti, probabilmente diversi a seconda delle stagioni, e che il condimento consistesse in olio d’oliva provenzale, aceto di vino francese, senape e spezie, uniti a un tuorlo d’uovo per dare forma a una maionese. Il segreto della ricetta era ovviamente in alcuni dettagli della preparazione nell’unire i vari ingredienti. Si narra anche che un sous-chef di Olivier, Ivan Ivanov, approfittando dell’assenza del suo capo, si intrufolò nelle cucine a caccia dei segreti e degli ingredienti della famosa ricetta. Date le dimissioni dall’Hermitage, Ivanov andò poi a lavorare al ristorante Moskva dove propose un piatto denominato “insalata metropolitana”, in russo “Stolichny”, che aveva l’ambizione di fare concorrenza all'”insalata Olivier”.
La diffusione in Europa
Presto la cosiddetta “insalata Olivier” cominciò a diffondersi in Europa e a modificarsi. Intanto nel 1917, con la Rivoluzione d’Ottobre e la fine dell’Impero Russo, il ristorante Hermitage chiuse: l’insalata continuò a essere preparata ma gli ingredienti vennero sostituiti da altri più accessibili. E nella sua espansione in Europa, venne sempre identificata con il suo paese d’origine, quasi come fosse un piatto nazionale: da qui la denominazione “insalata russa”.
La leggenda piemontese dell’insalata russa
Tuttavia c’è anche una storia che attribuisca la sua origine al Piemonte: questa leggenda narra della visita dello Zar ai Savoia al Castello di Racconigi, dove venne organizzato un banchetto in suo onore. In quell’occasione venne servito un piatto allora molto diffuso, a base di barbabietola mischiata ad altri vegetali cotti amalgamati con una crema o maionese: proprio per il colore della barbabietola quell’insalata di verdure cotte venne chiamata “insalata rusa”, ossia rossa. Si racconta inoltre che per venire incontro ai gusti dello zar il cuoco decise di sostituire le barbabietole con piselli, carote e patate. Fu così che da “rossa” l’insalata diventò “russa”. Un’altra leggenda che fa capo all’Italia è quella secondo la quale l’insalata russa venne inventata da uno chef in Francia per accontentare Caterina de’ Medici, nostalgica dell’Italia.
L’insalata russa sulle tavole di tutto il mondo
L’insalata russa è uno degli antipasti tipici nei menu delle feste. Ne esistono molte varianti, comprese quelle che hanno origini nelle tradizioni famigliari, in cui a alle verdure e alle patate lessate consiste con maionese si aggiungono spesso altri ingredienti. In Russia questo piatto ha mantenuto il nome originario, “insalata Olivier”, come in Ucraina, Kazakistan e Georgia. Danimarca, Norvegia e Finlandia invece fanno riferimento alla tradizione italiana denominandola appunto “insalata italiana” e viene servita su fette di pane con carne affumicata, in Lituania è “insalata bianca”, mentre in Svizzera, Francia, Grecia, Spagna e Italia è “insalata russa”. Anche in Bulgaria, Albania, Macedonia e Serbia è chiamata “insalata russa” ed è preparata con patate, carote, piselli, sottaceti e dadini di salame o prosciutto. In Russia e in gran parte dei Paesi dell’area ex-sovietica l'”insalata Olivier” continua a essere un piatto immancabile nei menu delle grandi occasioni, nonostante molte variazioni rispetto alla ricetta originale ma sempre con l’impiego di carne. Il nome