La fotografia surrealista fra sogno e inconscio

La fotografia surrealista attinge a un movimento culturale che mette la dimensione del sogno e dell’inconscio al centro della propria opera.
Cos’è la fotografia surrealista
La fotografia surrealista ha l’obiettivo di esprimere per mezzo delle immagini l’essenza e le inquietudini dell’individuo attraverso tecniche e temi legati al mondo dell’inconscio, dell’onirico e dell’irrazionale. Di fatto trae origine dal movimento culturale del Surrealismo, che nacque in opposizione al Dadaismo, apportando un grande rinnovamento nell’arte pittorica e visiva. Mentre la fotografia ha sempre avuto il compito di restituire la realtà così come viene vista dai nostri occhi, la fotografia surrealista intende invece restituire solo una realtà soggettiva.
La nascita della fotografia surrealista
Il surrealismo è stato un movimento di avanguardia nell’arte e nella letteratura che si è diffuso a partire dagli anni Venti del Novecento, quando gli artisti iniziarono a sperimentare nuovi modi per esprimere il subconscio. Dall’arte e la letteratura il movimento si è esteso anche alla fotografia, dove l’espressione dell’onirico e la ricerca dell’automatismo sono avvenute con acquisizione di nuove tecniche e sperimentazioni quali fotomontaggi, collage, solarizzazioni e still life. Il manifesto del surrealismo viene scritto nel 1924 a Parigi da Andrè Breton che, influenzato da L’interpretazione dei sogni di Freud, afferma che la dimensione del sogno e dell’inconscio debbano assumere un ruolo centrale in una società ormai all’insegna del progresso e soprattutto sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale.
Un pensiero che coinvolgerà i più grandi artisti dell’epoca: Mirò, Magritte e Dalì nella pittura, Bunuel nel cinema, Artaud nel teatro e, anche, Man Ray e Bill Brandt nella fotografia.
Man Ray fra i primi fotografi surrealisti
Perfettamente linea con il Surrealismo, la fotografia di Man Ray non ha implicazioni razionali, anzi: spesso mette insieme elementi senza alcun legame logico, purchè espressione del suo inconscio in assoluta libertà. Famose le sue Rayografie, ovvero immagini ottenute poggiando degli oggetti su carta sensibile che Ray spiega come “ossidazioni di desideri fissati dalla luce e dalla chimica, organismi viventi “. Ancora più famosi i celebri ritratti scattati a molte artiste dell’epoca come quelli a Meret Oppenheim, che posa nuda vicino a elementi senza alcun collegamento tra loro.
I nudi e i paesaggi di Bill Brandt
Bill Brandt si avvicina a Man Ray grazie alla conoscenza con Ezra Pound, e si interessa alla fotografia surrealista in particolare attraverso la realizzazione di nudi e paesaggi ripresi sempre da punti di vista inusuali grazie all’ausilio di obiettivi ultragrandangolari o decentrabili. Convinta della necessità della lotta al capitalismo cerca di mettere in risalto le differenza di classe fra la borghesia e le fasce più povere della sua epoca accostando immagini di ricchezza ad altre di miseria.
I fotografi surrealisti e una nuova idea di libertà
La fotografia surrealista si è dunque caratterizzata per non essere stata una semplice alternativa visiva a quella dei fotoreporter: in maniera meno diretta ha cercato di portare un cambiamento nella scoità sulla base dei principi di Comunismo e Anarchismo a cui si ispirava. In questo modo ha portato un’estetica rivoluzionaria capace di trasmettere un’idea di libertà e trasgressione rispetto al lavoro dei fotoreporter di allora. Se sei interessato al fotogiornalismo, puoi leggere anche WORLD PRESS PHOTO .
Fonti LA FOTOGRAFIA FRA INCONSCIO E DISGREGAZIONE