Del Piero esalta l’Italia: “Abbiamo mandato al mondo un messaggio fantastico”

«Quando sei fuori dall’Italia vedi tutto con un occhio diverso, nel bene e ne male. Il messaggio che sta dando ora il nostro Paese al mondo è un messaggio fantastico di lotta in mezzo a una difficoltà enorme che anche altri paesi, compresi gli Stati Uniti, stanno vivendo in prima persona. Orgoglio, determinazione e non mollare mai, è quello che ti rimane dentro in questo momento». Sono le parole di Alessandro Del Piero, rimasto a Los Angeles per la pandemia da Coronavirus, ma in prima fila nella raccolta fondi contro il Covid-19 organizzata dai campioni del mondo del 2006. «Tutti abbiamo dato il nostro apporto economico e abbiamo chiesto a chi ci segue di dare un piccolo aiuto – spiega l’ex fuoriclasse della Juventus e della Nazionale azzurra -. Lo abbiamo fatto molto rivolto all’Italia. Abbiamo voluto aiutare la Croce Rossa Italiana, ente istituzionale che, come la Protezione Civile e altri, è composto da volontari e persone che sono veri eroi. Lo abbiamo fatto cercando di stimolare non solo ambienti italiani, ma soprattutto esteri: io vivo a Los Angeles, dall’altro capo del mondo c’è Cannavaro che vive in Cina e ci auguriamo che la nostra celebrità in questo caso possa aiutare». Il successo, come prevedibile, è stato assicurato. «Abbiamo raccolto più di 350.000 euro – racconta Del Piero in un’intervista a Rtl -. Siamo in stretto contatto con la Croce Rossa e molto probabilmente saranno dedicati all’acquisto di ambulanze che speriamo avvenga il prima possibile».
Del Piero poi è intervenuto anche sul futuro del calcio. «Credo proprio che sarà ridimensionato, perché ci dovrebbe essere una ristrutturazione obbligatoria. Ci sono in ballo tantissimi soldi e mi auguro che le persone incaricate possano fare delle scelte giuste. Le grandi squadre sopravviveranno in qualche modo, il problema vero saranno le squadre più piccole, quelle che vanno avanti con il volontariato. Sarà complicato perché non ci troviamo a parlare di un problema calcistico, ma di un problema di vita, di quella che è la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro. Bisogna fare delle scelte molto oculate e giuste, sperando che tutto torni come prima e che il calcio continui ad essere prima di tutto un divertimento».