L’axoloti, creatura magica ed esotica

L’axoloti è un piccolo anfibio caraibico con la caratteristica unica di rimanere giovane per tutta la vita attraverso la capacità di rigenerare i propri organi danneggiati.
L’anfibio predatore
L’axoloti sembra un animaletto magico uscito da un cartone animato capace di conquistare qualsiasi amante di animali esotici. In realtà è un piccolo anfibio originario dei laghi messicani con una peculiarità assolutamente unica, quella rimanere allo stadio larvale per tutta la vita. Una caratteristica che gli consente di sembrare sempre giovane e di restare in acqua tutta la vita conservando le sue branchie piumate.Il nome scientifico dell’axoloti è Ambystoma mexicanum, e nonostante il suo aspetto fantasy e pacifico, in realtà è un vero e proprio predatore in miniatura: si rivela infatti velocissimo nell’acchiappare insetti, vermi e gamberetti che costituiscono il suo nutrimento.
I superpoteri dell’axoloti
L’altra sua caratteristica è quella di rigenerare i propri tessuti danneggiati o gli arti amputati, altro motivo per cui sembra inossidabile di fronte al passare del tempo: è addirittura in grado di rigenerare un pezzo del cuore o del cervello senza che restino danni visibili, altro motivo per cui è un animale molto attenzionato nei laboratori di ricerca di tutto il mondo. Tuttavia la sua vita è considerata in pericolo a causa dell’inquinamento che insidia il suo habitat naturale.
Un animale da adottare e proteggere
Negli ultimi anni anni questa salamandra messicana è diventata un animale domestico molto di moda. Adottare un axoloti può contribuire a salvaguardarne la conservazione, ma nel caso bisogna affidarsi solo ad allevamenti certificati. Per chi ama gli animali esotici, l’axoloti può essere una buona soluzione per un acquario, facile da gestire e unico e speciale nel suo aspetto: i suoi colori variano dal nero al bianco con gli occhi neri, dorato, albino e, anche se più raro, tutto azzurro. Una creatura capace di trasformare l’acquario in un piccolo angolo esotico tra le mura di casa.
Come prendersene cura
Prendersi cura di un axoloti è abbastanza facile purchè si osservino alcune indicazioni. Innanzitutto l’acquario deve avere una capacità di circa 40-60 litri, un fondo sabbioso che gli impedisca di mangiare accidentalmente dei ciottoli e possibilmente deve essere privo di spigoli. Sempre per quanto riguarda l’acqua, la temperatura deve mantenersi fra i 14° e i 20° perchè l’axoloti patisce il caldo e ama le acque calme. Per quanto riguarda le piante da inserire nell’acquario, sarebbe meglio scegliere piante robuste come la felce di Giava, l’alga d’acqua, il muschio e le piante galleggianti. La sua alimentazione deve prevedere vermi, gamberetti, uova di altri anfibi e pellet specifici, oltre a zanzare, mosche e insetti che possono girare per casa. Inoltre essendo un animale notturno ha bisogno di poca luce per nutrirsi. Gli esemplari più giovani vanno nutriti quotidianamente, mentre per quelli adulti sono sufficienti due pasti a settimana. Inoltre sarebbe bene tenerlo da solo nell’acquario o al massimo con altri axoloti della sua stessa taglia, perchè con altri pesci o animali potrebbero mordersi.
Le malattie dell’axoloti
L’axoloti è un animaletto molto robusto che generalmente gode di buona salute, tuttavia è bene osservare alcuni accorgimenti: fattori potenzialmente pericolosi sono ad esempio la temperatura dell’acqua troppo alta, così come la presenza di troppi acidi che potrebbero trasformarsi in ammoniaca: a lungo andare potrebbero intossicare l’anfibio fino a provocarne la morte. Occhio ai parassiti: l’Ergasilus sieboldi potrebbe portare a una grave infiammazione, mentre i Flagellati potrebbero annidarsi nel suo intestino causando problemi di muco ed epidermici. I parassiti più pericolosi nei confronti dei quali non sembrano esserci ancora rimedi sono i mesomicetozoi: causano la formazione di vesciche superficiali e formazioni di escrescenze sul corpo dell’anfibio. Le aspettative di vita di un axoloto, se allevato in maniera adeguata, possono arrivare anche a 15 anni, nonostante ce ne siano stati alcuni che ne hanno vissuti addirittura 25, mentre l’età minima è di 8 – 10 anni.
Fonti