Valentino Rossi e il senso di colpa per il Sic

Valentino Rossi si sentì in colpa per il tragico incidente in cui perse la vita Marco Simoncelli: a distanza di molti anni lo rivela Carlo Pernat, manager della MotoGp.
L’incidente in cui perse la vita Simoncelli
Valentino Rossi si sentì in colpa per il tragico incidente in cui perse la vita Marco Simoncelli: a distanza di molti anni dall’accaduto, lo ha rivelato Carlo Pernat, manager e dirigente della MotoGp e delle due ruote da oltre quarant’anni, in una recente video intervista rilasciata al quotidiano Secolo XIX.Il 23 ottobre del 2011 Marco Simoncelli morì in seguito a un incidente sul circuito di Sepang, durante il Gran Premio di MotoGP in Malesia. Al secondo giro della gara, alla curva 11, il pilota di Coriano perse il controllo della sua Honda: nel tentativo di rimanere in sella sterzò verso destra, rientrando improvvisamente verso il centro della pista dove venne investito dai piloti Colin Edwards e Valentino Rossi, che non hanno avuto modo di evitarlo. L’impatto fu molto violento: Simoncelli perse il casco e successivamente morì in seguito ai traumi riportati alla testa, al collo e al torace.
Valentino Rossi e l’amicizia con Simoncelli
Valentino Rossi e Marco Simoncelli erano molti amici, anche se nell’ultimo periodo il rapporto si stava un po’ incrinando. Come spiega Carlo Pernat, Simoncelli in alcune gare stava cominciando a “mettere dietro” Valentino Rossi. La loro amicizia si era forgiata anche fuori dalle piste di gara: “Dal 2006 ho trascorso molto tempo con Marco – ha affermato il Dottore -, la sua morte ha lasciato un grande vuoto in me. Dico sempre che Marco è stato il primo pilota della nostra Accademia”. I due piloti si sfidavano con le moto da cross alla Cava (la “palestra” di Rossi), avevano entrambi un carattere aperto e solare, sapevano divertirsi. “Il Sic era sempre positivo – ricorda ancora Rossi -, era vulcanico e non sapeva star fermo”. Un’amicizia che neanche la rivalità sulle piste ha saputo intaccare.
Valentino Rossi e il senso di colpa
Nella sua intervista al Secolo XIX Carlo Pernat racconta che nei due mesi successivi al tragico incidente, Valentino Rossi non si fece mai vedere a casa Simoncelli: “Quando Marco è morto, io ho vissuto due mesi in casa con la famiglia, a cui ero legatissimo, cercavo di dare una mano a padre e madre. padre e madre, e cercavo di dargli una mano. Per quei due mesi Valentino non si è mai visto neanche una telefonata, e il papà era deluso e arrabbiato. Ci è rimasto davvero male, ma io immaginavo cosa fosse successo: l’ultimo colpo con la ruota, in quel maledetto incidente, glielo aveva dato proprio Valentino, che si sentiva in colpa per averlo praticamente ucciso. Non riusciva a capacitarsi di questa cosa”.
Rossi a casa dal padre di Simoncelli
Distrutto dal senso di colpa, due mesi e mezzo dopo Valentino Rossi bussò alla porta di papà Simoncelli. C’era anche Pernat, che ricorda: “Bussò alla porta, abbracciò il padre e gli disse: ‘Scusami, sono stato io’. Sicuramente ha vissuto molto male quel periodo e quell’angoscia se la porta ancora dietro: quell’episodio, la morte del suo migliore amico, lo ha segnato in maniera indelebile, perchè da allora Valentino non è stato più lo stesso. Tant’è che Valentino smise di gareggiare nel 2020, anche in seguito a un altro incidente. “E’ stata una cosa devastante -, dichiarò in un’intervista Valentino Rossi cinque anni dopo il tragico accaduto -, difficile da superare personalmente. Mi è dispiaciuto essere lì: se fossi stato due moto più avanti sarebbe stato un po’ più facile, ecco. Con il tempo poi passa tutto, e quando penso al Sic ho solo ricordi positivi. E’ andata così e non ci si può fare niente. Sono andato avanti per amore e passione delle moto e delle corse. Se no avrei già smesso”.