Stop ai social agli under 16: il via in Australia
Stop ai social sotto i 16 anni: il divieto di accesso ai social media per tutti i ragazzi sotto i 16 anni è entrato in vigore in Australia, primo Paese al mondo ad adottare questa rigida misura.
Il rischio è a carico delle aziende che non adotteranno “misure ragionevoli” per bloccare i minorenni che tenteranno comunque l’accesso: le multe sono salatissime, possono arrivare fino a 49,5 milioni di dollari australiani, ossia circa 28 milioni di euro. In pratica la responsabilità dell’eventuale violazione dello stop ai social per i minori non ricade su genitori e bambini ma interamente sulle piattaforme, che nel frattempo hanno accettato di rispettare il divieto. L’ente regolatore dovrà verificare se le piattaforme prendono misure ragionevoli per ottemperare alla normativa.
Lo stop ai social per i minori visto dagli altri Paesi
La normativa inerente lo stop ai social sotto i 16 anni ha attirato l’attenzione internazionale e molti paesi hanno applaudito all’iniziativa. Norvegia, Danimarca e Malaysia, ad esempio, si sono subito riproposti di adottare il divieto. L’Unione Europea ha approvato una risoluzione in questa direzione; il governo britannico sta monitorando attentamente l’iniziativa australiana.
L’Italia sullo stop ai social per gli under 16
In Italia il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dichiarato che “la scelta dell’Australia di vietare i social ai minori di 16 anni, responsabilizzando ancora di più le piattaforme che offrono questi servizi, va nella direzione giusta”, ma che vietare non basta: “Se pensiamo che una legge, da sola, risolva il problema, stiamo solo spostando la responsabilità”, ha aggiunto. In questo senso il governo ha promosso degli investimenti nell’educazione digitale degli studenti attraverso le nuove Linee guida sull’educazione civica. Vietare, insomma, non basta: occorre coinvolgere le famiglie, perchè “i genitori devono sapere che cosa fanno i figli online, quali rischi ci sono”. Lo Stato dunque, per il ministro dell’Istruzione Valditara, ha il compito di fissare i limiti normativi, la cui efficacia però dipende dalla corresponsabilità educativa dei genitori: “senza una corresponsabilità educativa dei genitori i limiti resteranno solo sulla carta”.
Quindi per l’Italia lo stop ai social per gli under 16 non è la scelta migliore per proteggere i minori.
Educazione digitale e responsabilità condivisa
In un’intervista a Il Foglio, il ministro Valditara è andato a fondo sulla questione dello stop ai social per i minori di 16 anni: “La scelta dell’Australia di vietare i social ai minori di 16 anni, responsabilizzando ancora di più le piattaforme che offrono questi servizi, è giusta – ha dichiarato il ministro -, “è certamente pericoloso lasciare minori non ancora strutturati soli di fronte a piattaforme progettate per creare dipendenza”.
La proposta in Parlamento propone quindi di vietare l’uso dei social network fino ai 15 anni e introdurre un sistema di verifica dell’età tramite un documento digitale nazionale, ammesso che i ragazzi non trovino un modo per aggirarlo.
La proposta italiana per lo stop ai social
Il Parlamento italiano si sta preparando a bloccare l’accesso autonomo ai social network per i più giovani. Si tratta di una proposta di legge bipartisan al vaglio della commissione Comunicazioni del Senato, secondo la quale sarà possibile aprire un account sulle piattaforme social e sui servizi di condivisione video solo dopo aver compiuto 15 anni, a meno che non ci sia il consenso esplicito di un genitore o di un tutore legale. La norma prevede anche un sistema di verifica dell’età attraverso una specie di mini-portafoglio digitale nazionale che entrerà in funzione entro il 30 giugno 2026.
La critica arriva tuttavia da alcune associazioni per i diritti digitali, secondo le quali in questo modo ci sarebbe il rischio di limitare la libertà di espressione dei giovani: per questo motivo occorrerebbe invece educazione digitale, alfabetizzazione mediatica e formazione delle famiglie.
Il sistema di verifica dell’età
Fino a quando non arriveranno misure uniformi a livello europeo, le piattaforme social dovranno verificare l’età degli utenti attraverso il portafoglio digitale dell’età, un’applicazione che l’Unione europea sta sviluppando e che sarà disponibile entro il 30 giugno 2026. L’app funzionerà in modo da certificare solo che un utente abbia più di 15 anni, senza però dover rivelare altri dati personali come nome, cognome o età esatta.
La Francia, al pari dell’Italia, sta sviluppando una legge analoga per lo stop ai social ai minori di 16 anni, mentre la Germania consente l’accesso dai 13 anni se con il consenso dei genitori, la Spagna sta valutando invece 16 anni. Il problema a questo punto è delle varie piattaforme, costrette a gestire requisiti nazionali non uniformi.
