Scherma: coronavirus. la commovente lettera di una paziente guarita –
La scherma come metafora della vita. Questo il senso di una commovente lettera che Matilde, una schermitrice duramente colpita dal Covid-19 ma che è riuscita a guarire, ha scritto lanciando un messaggio di speranza e di straordinaria passione per lo sport e per la vita. «Cara scherma, è quasi un mese che non ci vediamo e mi manchi tanto. Come sai, però, è un periodo delicato: nessuno può uscire di casa e abbiamo tutti tanta paura. là fuori c’è un avversario terribile, di quelli che sali in pedana tremando. Io l’ho già visto e affrontato» si legge nella lettera pubblicata sul sito della Federscherma. «Vedendolo da fuori, ha un aspetto bizzarro in quanto è basso ma bello rotondo. Inoltre, ha cinquanta spade con le quali può colpirti mentre noi solo una.
Appena l’ho visto mi sono lamentata con l’arbitro dicendo che era una sfida impari e che non era giusto. Mi sono sentita rispondere che però non potevo farci niente, la vita è piena di ingiustizie e quella era solo una delle tante. Ero spaventata anche perché il mio papà , prima di me, aveva affrontato questo avversario, ma aveva perso. L’ho visto lottare come un leone ma il risultato era di 15 a 14. Lui ha combattuto per me, l’ha fatto stancare per permettermi di vincere. Mentre agganciavo il mio passante al rullo tutti questi pensieri scorrevano nella mia testa. Dopo mi sono messa la maschera, ho rialzato le calze e ho controllato che la mia spada funzionasse. A quel punto ero pronta per combattere. Prima di mettermi in guardia, ho guardato dietro di me. C’erano i miei allenatori, ma anche i miei famigliari e amici. Saperli vicini mi ha dato tanta forza e coraggio. Ovviamente la paura c’era ancora ma si era trasformata in voglia di vincere e anche di riscatto. A metà assalto eravamo pari, sapevo di avere lividi sulle cosce e sulle braccia, ma ciò che mi spaventava di più era il fiatone. Temevo che da lì a poco sarei svenuta. Ma stoccata dopo stoccata ce l’ho fatta. Mi faceva male tutto ma questo non era importante, avevo sconfitto un mostro!».