Il pangolino, il mammifero più contrabbandato

Il pangolino, il mammifero più contrabbandato

Il pangolino, conosciuto anche come guardiano della foresta, è un mammifero a grave rischio di estinzione, essendo purtroppo uno degli animali più contrabbandati al mondo.

Le caratteristiche del pangolino

Il pangolino, il cosiddetto “guardiano della foresta”, è un mammifero a rischio di estinzione in quanto fra gli animali più trafficati al mondo: l’Africa centrale è considerata una zona calda per la caccia e il contrabbando di questo mammifero. L’Istituto di Studi sulla Sicurezza ha infatti pubblicato un rapporto in cui sottolinea come tutte le otto specie di pangolino siano classificate come vulnerabili e minacciate: il pangolino è l’animale più contrabbandato al mondo, al primo posto davanti a elefanti, rinoceronti e balene. Un bracconaggio che ha portato questa specie a rischio di estinzione. A metà fra un formichiere e un armadillo, il pangolino è caratterizzato dallo squame che ricopre interamente il suo corpo. Uno squame fatto di scaglie che si sovrappongono l’una all’altra creando una corazza dura che lo protegge dai predatori. Il suo nome in giavanese significa “animale che si arrotola a palla”, riferito alla sua strategia difensiva: quando viene minacciato si appallottola, difendendosi da leoni, leopardi e tigri, ma purtroppo non dall’uomo. Vive di notte ed è in grado di mangiare fino a due etti e mezzo di formiche al giorno, ossia circa 20mila.

Il guardiano della foresta

Conosciuti come i guardiani della foresta, i pangolini proteggono gli ecosistemi locali dalla distruzione delle termiti e regolano la popolazione di insetti, mentre le loro tane costituiscono anche dei rifugi per altri animali oltre che il loro habitat riproduttivo. L’altra loro caratteristica, ioltre a quella dello squame, è rappresentata dalla lunga e appiccicosa lingua con cui catturano le formiche e le termiti di cui si nutrono. Il traffico illegale di pangolini rappresenta dunque anche una minaccia grave per la biodiversità e per la salute pubblica delle comunità locali: la loro scomparsa mette a rischio gli equilibri ecologici locali, causando danni agli edifici e distruzione alle colture per la proliferazione incontrollata di termiti.

La richiesta di carne e squame

La domanda di prodotti a base di pangolino è alla base del bracconaggio e del commercio illecito che sta flagellando l’Africa Centrale: in Asia la carne di pangolino è considerata molto prelibata, e il suo squame viene ritenuto ricco di proprietà magiche e curative alla base della medicina tradizionale in Asia e nella stessa Africa: secondo le usanze tradizionali, in Cina e Vietnam lo squame del pangolino viene utilizzato per trattare artrite e disturbi gastrici, e la carne dei pangolini più giovani viene utilizzata per zuppe costisissime attarverso cruenti processi di praparazione; i pangolini vengono infatti storditi, sgozzati e bolliti per rimuovere le scaglie. La carne cucinata viene servita nei piatti mentre il sangue viene portato a casa dai clienti. Ogni anno in Asia ne vengono consumati ogni anno circa 200.000. Il WWF ne ha proclamato la Giornata Mondiale il 15 febbraio.

Il contrabbando del pangolino

Le reti criminali internazionali che prima commerciavano soprattutto nelle zanne d’avorio dell’elefante africano sono ora orientate verso il pangolino nonostante il divieto di commercio globale e la legislazione nazionale dei Paesi dell’Africa Centrale rivolte alla sua protezione. Purtroppo cellule di bracconieri locali catturano i pangolini nel loro habitat per venderli a cartelli criminali di acquirenti nigeriani e camerunensi che attraverso le città di Yaoundè, Douala e Lagos. I mercati di destinazione principali sono Cina, Vietnam, Malesia e Thailandia, mentre attraverso la rotta che passa dal Ciad e dal Sudan si arriva a quelli dei Paesi arabi. Il pangolino è diventato addirittura il simbolo della lotta al bracconaggio: per proteggerne la specie occorrone legge internazionali più severe e interventi decisivi, perchè la perdita di questi animali potrebbe avere conseguenze gravi e imprevedibili per i nostri ecosistemi oltre che per le comunità locali.