MotoGP: Mir e Suzuki, mani sul Mondiale. Disastro Yamaha
Joan Mir e Suzuki pigliatutto a Valencia. Il 23enne maiorchino rivelazione della stagione conquista la prima vittoria in MotoGP nel momento più importante e nel giorno in cui la Casa di Hamamatsu festeggia con Alex Rins secondo una doppietta che mancava dal 1982. Una giornata speciale che mettere il titolo iridato nelle mani di Mir, che a due gare dalla fine ha 37 punti di vantaggio sul compagno di squadra e Fabio Quartararo, appena 13° per una caduta nel primo giro nella domenica del disastro Yamaha, mentre la Suzuki passa in testa anche alla classifica Costruttori.
«Mi sento superfelice, è quello che mi mancava: la prima vittoria è arrivata nel momento perfetto – afferma Mir -. Mi sono sentito perfettamente a mio agio con la moto, il team ha fatto un lavoro straordinario. E io ho dimostrato di non patire la pressione, a differenza di altri». Una stoccata al giovane rivale Quartararo, che dopo essere stato a lungo in testa al campionato ormai deve mestamente abdicare, proprio nel fine settimana del pasticciaccio motori della Yamaha (il caso valvole irregolari nella prima gara di Jerez, con penalità solo nella classifica costruttori e per team).
Mir e Suzuki scacciano Yamaha
Yamaha che esce clamorosamente di scena (Franco Morbidelli migliore al traguardo, appena 11°) e deve incassare anche le critiche dei suoi piloti. Non solo Quartararo («con questa moto o vinci o sei perduto: troppi alti e bassi, bisogna migliorare molto»), ma anche Valentino Rossi, che al rientro dopo due gare perse per la positività al Covid incassa il sesto “zero” consecutivo perché la sua M1 si ammutolisce al quarto giro per un problema elettronico.
«Peccato, perché dopo questo lungo stop avevo bisogno di fare una gara e arrivare in fondo – dichiara Rossi -. Il nostro riferimento deve essere la Suzuki. La MotoGp è cambiata molto, è diventata come la Formula 1 e questo step credo che la Yamaha non l’abbia fatto. Loro invece hanno capito qualcosa sulle gomme e noi no. Nel nostro reparto motori poi c’è qualcosa che non funziona: la nostra moto è sempre la più lenta e per di più di rompe. Di solito o hai il motore più potente ma fragile o hai il motore più lento ama affidabile. Noi abbiamo entrambi i problemi, come se la tecnologia fosse andata più avanti e noi fossimo rimasti indietro. La Yamaha deve fare qualcosa».