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Lettera di Francesco Guccini

 


Lettera, di Francesco Guccini è una canzone scritta e dedicata ad un suo amico morto da poco. Il suo amico si chiamava Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini, e per quel suo nome chilometrico pensò bene di farsi semplicemente chiamare Bonvi. Il testo narra del susseguirsi delle stagioni ed è una chiara metafora per indicare come la vita prosegua attraverso tutta una serie di segnali dell’essere umano e della natura.

Lettera di Francesco Guccini

Il testo della canzone

In giardino il ciliegio è fiorito
Agli scoppi del nuovo sole
Il quartiere si è presto riempito
Di neve, di pioppi e di parole

All’una in punto si sente il suono
Acciottolante che fanno i piatti
Le TV sono un rombo di tuono
Per l’indifferenza scostante dei gatti

Come vedi tutto è normale
In quest’inutile sarabanda
Ma nell’intreccio di vita uguale
Soffia il libeccio di una domanda

Punge il rovaio d’un dubbio eterno
Un formicaio di cose andate
Di chi aspetta sempre l’inverno
Per desiderare una nuova estate

Son tornate a sbocciare le strade
Ideali ricami del mondo
Ci girano tronfie la figlia e la madre
Nel viso uguali e nel culo tondoIn testa identiche, senza storia
Sfidando tutto senza confini
Frantumano un attimo quella boria
Grida di rondini e ragazzini

Come vedi tutto è consueto
In quest’ingorgo di vite morte
Ma mi rattristo, io sono lieto
Di questa pista di voglia e sorte

Di questa rete troppo smagliata
Di queste mete lì da sognare
Di questa sete mai appagata
Di chi starnazza e non vuol volare

Appassiscono piano le rose
Spuntano a grappi i frutti del melo
Le nuvole in alto van silenziose
Negli strappi cobalto del cieloIo sdraiato sull’erba verde
Fantastico piano sul mio passato
Ma l’età all’improvviso disperde
Quel che credevo e non sono stato

Come senti tutto va liscio
In questo mondo senza patemi
In questa vita presa di striscio
Di svolgimento corretto ai temi

Dei miei entusiasmi durati poco
Dei tanti chiasmi filosofanti
Di storie tragiche nate per gioco
Troppo vicine o troppo distanti

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende?
Chi mi dà indietro quelle stagioni
Di vetro e sabbia, chi mi riprende
La rabbia e il gesto, donne e canzoni

Gli amici persi, i libri mangiati
La gioia piana degli appetiti
L’arsura sana degli assetati
La fede cieca in poveri miti

Come vedi tutto è usuale
Solo che il tempo stringe la borsa
E c’è il sospetto che sia triviale
L’affanno e l’ansimo dopo una corsa

L’ansia volgare del giorno dopo
La fine triste della partita
Il lento scorrere senza uno scopo
Di questa cosa che chiami vita

Fonte: Musixmatch

Compositori: Francesco Guccini