Il Lago d’Orta e la leggenda dell’isola del drago
Il lago d’orta, in Piemonte, è uno specchio d’acqua di origine glaciale circondato da borghi antichi e boschi di castagni, pini e faggi.
Si trova tra le alte campagne novaresi e le prime montagne della Val d’Ossola e arriva a toccare i piedi del Mottarone, il monte che lo separa dal Lago Maggiore.
Di dimensioni modeste (13,4 km di lunghezza per 2,5 di larghezza) è in realtà un piccolo gioiello incastonato tra immensi boschi collinari e la ricca vegetazione delle Alpi.
Le sue sponde sono “tempestate” di piccoli borghi antichi, davvero pittoreschi e graziosi.
Al centro del lago, sorge l’Isola di San Giulio, un isolotto piccolino di circa 650 metri quadrati, con un piccolo centro abitato oltre all’abbazia di Mater Ecclesiae dove vivono ancora oggi le monache di clausura.
Le religiose nel monastero pregano, cantano, lavorano: tessono a mano e restaurano antiche stoffe, confezionano paramenti e arredi liturgici, dipingono icone, scrivono testi di spiritualità e fascicoli di lectio divina.
Si narra che San Giulio, dopo aver convertito gli abitanti del luogo al cristianesimo, fece edificare una chiesa, dove abitò fino alla fine dei suoi giorni.
Ma l’isola, ricca di fascino, è famosa anche per la sua particolare leggenda basata su una storia di draghi.
La leggenda del drago del lago d’Orta
Si racconta infatti che attorno alla seconda metà del IV secolo San Giulio e suo fratello San Giuliano, fuggiti dalla Grecia per sopravvivere alle persecuzioni dei cristiani, si stabilirono in diversi paesi, dove costruirono imponenti chiese.
Il progetto era di costruirne addirittura cento, e quando giunsero nei pressi del Lago d’Orta ne mancava solo più una.
Guardando verso il lago San Giulio notò la piccola isola che vi sorgeva in mezzo, rimanendone subito affascinato. Decise che proprio lì avrebbe costruito la sua centesima chiesa, concretizzando il suo voto e vivendo in quel luogo i suoi ultimi giorni.
Il santo volle quindi attraversare il lago, ma gli abitanti lo misero in guardia, poiché, dissero, il lago era abitato da milioni di serpenti e da un gigantesco e terribile drago.
Nessuno dei barcaioli voleva accompagnarlo su quelle rive pericolose, così San Giulio distese il suo mantello sull’acqua, pregò, e poi vi salì sopra, usandolo come zattera e remando con il suo pastorale.
Toccate le rive, le serpi e il drago uscirono fuori dal sottobosco e si alzarono contro di lui, ma il santo non ebbe bisogno di combattere, né di ucciderli, li scacciò con la sola forza della parola, e cominciò a costruire la sua centesima chiesa, dove poi lo seppellirono.
Il lago d’Orta e la chiesa oggi
Della chiesa oggi non restano che le fondamenta, incorporate nella Basilica di San Giulio, dove si dice ci siano le spoglie del santo esposte nella cripta.
La basilica presenta anche un rilievo, un dipinto e un importante affresco che mostrano San Giulio nell’atto di sconfiggere i serpenti.
Nonostante la sconfitta di drago e serpi, la loro presenza nella tradizione locale rimane comunque ben radicata, anche per via di alcune visioni e strani ritrovamenti.
Si racconta infatti che, in tempi antichi, molti pescatori videro affiorare dalle acque la gigantesca coda dei draghi, e nel XVII secolo venne scoperta un’enorme vertebra.
Tale reperto, attribuito poi al drago cacciato da San Giulio è ancora oggi custodito nella sacrestia della Basilica con una scritta.
La scritta riporta testuali parole «Tra i progenitori di quella razza pensano alcuni che si ritrovassero bestie di corporatura uguale ad un uomo, e ne deducono l’argomento dalla proporzione di un osso il quale appeso al cielo della sagrestia, si mostra a’ creduli curiosi, con asserirglielo avanzo di quei brutti animali.»
Il drago di ferro battuto
Ma la storia continua. Nella sacrestia è conservato un particolare drago di ferro battuto, lungo circa un metro; il drago ha la coda snodata e bellissime ali colorate, simili a quelle delle farfalle.
Questo drago, risalente al XVI-XVII secolo, viene utilizzato fino al 1920 nelle celebrazioni svolte in occasione delle Rogazioni, le feste della natura svolte in primavera.
Le processioni, della durata di tre giorni, erano sempre accompagnate dal drago, sorretto da un chierico su una pertica. A seconda del giorno il drago veniva posto in un punto diverso del corteo.
Lago d’Orta: cosa vedere
Le storie intorno a questo magnifico luogo sono davvero tante. Attualmente il Lago d’Orta resta una destinazione ideale per famiglie, sportivi, coppie in cerca di un momento romantico e amanti della natura.
Orta San Giulio
Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, Orta San Giulio è un “must” per assaporare il fascino del Lago d’Orta. Le piccole vie storiche ricche di palazzi signorili, botteghe artigiane e taverne locali, eleganti portici. Nel cuore del borgo si trova Piazza Motta che ospita Palazzo Broletto arricchito da affreschi e torre campanaria. Da non perdere anche Villa Bossi e la Chiesa di Santa Maria Assunta.
Santuario della Madonna del Sasso
Nel Borgo di Boleto, a strapiombo sul Lago d’Orta, si erge il magnifico Santuario della Madonna del Sasso. Il piazzale antistante la chiesa offre un panorama favoloso su tutto il bacino. Il santuario, di origine barocca, ultimato nel 1748, vanta una cupola affrescata dal pittore e scultore Lorenzo Peracino.
Villa Nigra
Sulla sponda orientale del Lago d’Orta si trova il borgo di Miasino, famoso per i palazzi settecenteschi tra cui Villa Nigra, residenza aristocratica tra le più suggestive della zona.