La paura e il dramma nel calcio
La paura e il dramma nel calcio hanno ancora una volta preso le copertine domenica 14 aprile come conseguenza di due episodi che si sono verificati nella massima serie e nella categoria “eccellenza”. All’Olimpico di Roma si è improvvisamente accasciato al suolo, dopo essersi portato una mano sul petto, il giocatore della squadra capitolina, Evan Ndicka. Su di un campo secondario e senza la ripresa delle telecamere stessa scena con protagonista Mattia Giani, giocatore del Castelfiorentino che ha accusato un arresto cardiaco durante la partita con il Lanciotto ed è deceduto lunedì mattina all’ospedale di Careggi.
Sono tornati alla mente le tragiche morti di Renato Curi, Piermario Morosini, la brutta avventura di Lionello Manfredonia che si è poi salvato ma ha smesso di giocare a causa del malore avuto in campo durante un Bologna – Roma del 1989.
L’importanza del defibrillatore
Abbiamo chiesto un parere in merito al Dott Fabrizio Ugo, cardiologo dello sport dell’Istituto di Medicina dello Sport di Torino FMSI e responsabile emodinamica dell’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli: “Siamo davanti a due casi completamente diversi. Nel primo si è vista una caduta a terra dopo un contatto fisico ma non c’è stata perdita di coscienza. Il suo non è dunque avvicinabile come episodio a quelli di Morosini o Bovolenta. Ndicka è stato ricoverato in cardiologia e sottoposto agli approfondimenti necessari che hanno escluso origini legate a patologie cardiache. La causa è uno pneumotorace da trauma, un “collasso” del polmone che può anche capitare spontaneamente nei giovani tra i 15 e i 17 anni, in particolare se con fisici longilinei e magrolini. Di altra natura quanto capitato a Mattia Giani. Nel suo caso si è trattato di un arresto cardiaco e le circostanze hanno concorso al consumarsi del dramma”.
La paura e il dramma nel calcio e nello sport possono essere arginati grazie alla visita medico – sportiva
La sensibilità in Italia circa la presenza, l’uso e le giuste manovre da compiere con il defibrillatore, è ancora bassa, anche si sta lavorando per ampliarla già a livello scolastico. Siamo invece molto più avanti rispetto al resto d’Europa per quanto concerne la visita per il rilascio del certificato di idoneità agonistica: “Le nostre visite agonistiche – ha concluso il dott. Fabrizio Ugo – sono approfondite e i dati dicono che con l’introduzione per legge dell’idoneità agonistica si sono salvate molte vite. La prevenzione è fondamentale”. Lo sport è vita ma occorre praticarlo facendo i dovuti monitoraggi del caso.