Impianti sci: si riparte il 18 gennaio
La ripartenza della stagione sciistica finalmente ha una data: il 18 gennaio. Lo stabilisce l’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Dopo tante polemiche e attesa il Governo ha così accolto le richieste di Regioni e Province autonome, racchiuse nella lettera inviata dal presidente della conferenza, Stefano Bonaccini, per un rinvio della riaperturadegli impianti sci in vista di un allineamento delle linee guida al parere espresso dal Cts.
«Il Governo ha finalmente ascoltato le Regioni e le Province autonome: siamo soddisfatti della decisione del ministro Speranza – si legge in una nota congiunta delle regioni montane-. Oltre all’approvazione del protocollo, per cui aspettiamo la definitiva validazione del Cts, avevamo chiesto una data certa per permettere all’intero mondo della montagna invernale di prepararsi a dovere. Ora si può finalmente ripartire in sicurezza». Una data definita «credibile e seria».
Impianti sci e piste aperte
Plauso alla scelta del Governo anche da parte del presidente Uncem, Marco Bussone, secondo cui la data indicata da Speranza «permette nei prossimi giorni una urgente mappatura delle esigenze di ristoro per gli operatori, impiantisti, maestri di sci e per tutte le categorie che soffrono per la non apertura».
Il prolungamento della chiusura delle piste da sci potrebbe però avere effetti sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dal lockdown di Natale e Capodanno. È quanto afferma la Coldiretti definendo lo slittamento al 18 gennaio «un duro colpo al business delle vacanze invernali sulla neve che prima della pandemia valeva oltre 8 miliardi all’anno». A pagare il prezzo più salato alle limitazioni – sottolinea la Coldiretti – sono le strutture impegnate nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir, con un terzo della spesa destinata alla tavola. Secondo l’associazione, il crollo delle spese turistiche invernali rischia infatti di dare il colpo di grazia al settore più duramente colpito dalla pandemia ma anche alla sopravvivenza di tante attività collegate.