Il mito di John Lennon vive a 40 anni dalla morte

Il mito di John Lennon vive a 40 anni dalla morte

Quarant’anni dalla morte, avvenuta all’età di quarant’anni. Il mito di John Lennon, l’ex Beatles, continua a vivere, specie in questi giorni di ricorrenza dell’omicidio, avvenuto l’8 dicembre 1980 davanti alla sua casa di Central Park a New York. Autore Mark David Champan, che poi in tono freddo disse: «Ho appena sparato a John Lennon».

Erano le 22.50 e Lennon si trovava in compagnia della moglie Yoko Ono. Stavano rientrando nel loro appartamento all’interno del Dakota Building, sulla 72ª Strada, dopo una giornata fitta di impegni. La mattina la celebre fotografa Annie Leibovitz aveva fatto a casa loro un servizio per la copertina di Rolling Stone e aveva scattato la celebre foto in cui Lennon completamente nudo in posizione fetale abbraccia e bacia la Ono, completamente vestita di nero.

L’omicidio di Lennon

L’ex Beatles fu raggiunto alla schiena da quattro dei cinque colpi esplosi da Champan. Uno gli perforò. Immediatamente portato da una pattuglia della polizia al Roosevelt Hospital, fu dichiarato morto alle 23.15. Chapman non scappò. Rimase sul luogo del delitto aspettando la polizia e leggendo “Il giovane Holden”, il romanzo di J. D. Salinger. Fu accusato di omicidio di secondo grado e dichiaratosi colpevole fu condannato ad un minimo di 20 anni al massimo dell’ergastolo. Nel 2000, scontato il minimo della pena, si è visto rifiutare la richiesta di scarcerazione sulla parola.

Il 27 agosto scorso per l’undicesima volta la commissione giudicante dello stato di New York gli ha negato la libertà condizionata. Quarant’anni dopo l’uccisione di Lennon resta ancora un mistero. Chapman ha solo detto che da fervente cristiano voleva liberarsi del musicista che aveva sostenuto che Dio era solo un concetto. E che voleva sbarazzarsi dell’uomo più famoso al mondo per liberarsi della sua depressione cosmica.

Eppure ancora oggi il mito di John Lennon continua ad ispirare generazioni, resta un’icona non solo nella musica, ma per il suo impegno per la pace. La pandemia da Coronavirus ha però impedito lo svolgimento di tributi per commemorare l’importante anniversario della scomparsa.