TikTok: Il Garante della privacy blocca per i minori

TikTok: Il Garante della privacy blocca per i minori

Il Garante della privacy «ha disposto nei confronti di TikTok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica». Lo annuncia una nota dell’Autorità per la protezione dei dati personali, che «ha deciso di intervenire in via d’urgenza a seguito della terribile vicenda della bambina di dieci anni di Palermo».

Si tratta del caso della minorenne morta soffocata da una cintura stretta attorno al collo, probabilmente mentre partecipava a una assurda “sfida” (Black Out Challenge) sul social TikTok. Nel frattempo la Procura siciliana, che indaga per istigazione al suicidio a carico di ignoti, ha disposto l’autopsia sul corpo della piccola Antonella, arrivata in ospedale in gravissime dopo essere stata trovata priva di conoscenza in bagno dal padre con la cintura dell’accappatoio al collo attaccata a un termosifone. Decisiva sarà importante l’analisi del suo cellulare. La bambina aveva diversi profili su FB e TikTok e nel telefonino potrebbe essere stato registrato il video degli ultimi momenti della sua vita che sarebbe poi dovuto finire sul social cinese come prova della partecipazione alla sfida.

TikTok: responsabile o capro espiatorio?

«La competizione non è più considerata nella cultura contemporanea come un problema in sé, si preferisce rimuovere tutti gli aspetti distruttivi che potenzialmente sono sempre insiti nella stessa – commenta lo psicologo e psicoterapeuta Calogero Lo Piccolo -. Siamo tutti dentro un reality show che richiede performance ammirevoli, dentro un talent in cui guadagnare voti. Dentro la dicotomia figo-sfigato. Tutti partecipi, complici e vittime allo stesso tempo. I social hanno solo moltiplicato all’infinito la platea e i palchi. E con questo facciamo i conti, anche negli esiti estremi. Una tragedia come quella che si è consumata nel centro storico palermitano ci conduce probabilmente verso alcuni quesiti. Cosa colpisce quindi rispetto a un tragico fatto come la morte accidentale di una bambina di 10 anni? Che il rischio arrivi dentro casa? Che tutto avvenga in solitudine? Che crolli l’illusione della protezione e della sicurezza che un genitore o un adulto può offrire? Probabilmente tutto questo assieme, e molto altro. Forse però sarebbe utile riflettere su quanto la cultura di esaltazione della competizione in cui tutti ci troviamo immersi possa fare da fertilizzante per l’assunzione di rischio soggettiva».

I genitori di Antonella hanno disposto la donazione di alcuni organi: il fegato, che è stato diviso a metà e destinato a due bambini, i reni e il pancreas. «Nostra figlia avrebbe detto “si, fatelo” – spiegano -. Era una bambina generosa. E visto che non potevamo averla più con noi, abbiamo ritenuto giusto aiutare altri bambini».