Il Covid spinge il consumo video streaming: +16% in un anno
ll consumo di video in streaming è aumentato del 16% nell’ultimo anno. La pandemia da Coronavirus, che ha costretto la gente a stare di più a casa, ha incentivato questo settore, che ha raggiunto una media globale di quasi otto ore (7 ore e 55 minuti per la precisione) e una media italiana di oltre 7 ore alla settimana. Lo certificano i dati dello “State of Online Video 2020”, una ricerca commissionata da Limelight Networks per capire le percezioni e i comportamenti dei consumatori riguardo i video online.
Per questa ricerca, quasi la metà delle persone in tutto il mondo (47%, che in Italia diventano 46%) si è abbonata ad un nuovo servizio di streaming video negli ultimi sei mesi, con la motivazione principale di rispondere alle restrizioni del Covid-19 (40% nel mondo, 43% in Italia). Il secondo fattore che ha determinato la sottoscrizione di nuovi abbonamenti è stato la disponibilità di nuovi contenuti che le persone volevano vedere (rispettivamente 25% e 23%).
Raddoppiato nell’ultimo anno anche il consumo di contenuti generati da altri utenti, che ha raggiunto una media di quattro ore alla settimana a livello mondiale (3,5 in Italia). YouTube resta la piattaforma preferita (65% nel mondo, 41% in Italia), seguita da Facebook (16% globale, ma 31% in Italia).
Tra i criteri di scelta dei consumatori c’è anche e soprattutto il prezzo. Quasi la metà (47% nel mondo, 51% in Italia) cancellerebbe l’abbonamento al servizio di streaming a causa dei prezzi elevati. E più di un terzo (37%) degli utenti a livello globale ammette di condividere l’account o di utilizzare l’account di qualcun altro. Il Paese che condivide di più le credenziali e l’Indonesia: 58%, mentre l’Italia si ferma al 37%. I problemi maggiori sono dovuto ai ritardi nella trasmissione in diretta, come segnalano il 64% degli utenti mondiali e il 77% in Italia.