Guccini: un artista tra i più talentuosi dell’ultimo secolo | SubitoNews

Guccini: un artista tra i più talentuosi dell’ultimo secolo

 


Guccini cresce pensando di diventare professore, ma diventa un famoso artista. Cosa lo ha spinto a seguire una carriera così diversa? Scopriamolo!

L’artista e primi approcci con la musica

Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940  e trascorre la sua infanzia insieme ai nonni  a Pavana, nell’Appennino tosco-emiliano, a causa della guerra. Vive però la sua adolescenza a Modena, dove impara a suonare la chitarra, lo strumento grazie al quale si innamora della musica.

Successivamente si trasferisce a Bologna dove si diploma e inizia a frequentare la facoltà di Magistero, con la seria intenzione di fare l’insegnante.

Ha completato tutti gli esami ma non si è mai laureato, a causa di un problema con le tasse arretrate che gli sono state richieste al momento della tesi.

Ma la carriera musicale dell’artista inizia alla fine degli anni ’50, quando muove i primi passi nel mondo della musica come cantante e chitarrista in un’orchestra da balera.

Dell’orchestra facevano parte Pier Farri alla batteria (che divenne in seguito suo produttore) e Victor Sogliani (futuro componente dell’Équipe 84) al sassofono, più un altro chitarrista, Franco Fini Storchi.

L’Italia, nella seconda metà degli anni Cinquanta non era l’America…. Era l’Italia della prima televisione, del festival di Sanremo… ma qualcuno già tentava di suonare la chitarra, magari l’armonica. Qualcuno tentava di condividere le proprie passioni magari nelle parrocchie, nelle balere.. Guccini lo fa, assieme a un gruppo chiamato i Gatti” (che di li a poco sarebbero diventati gli Equipe 84)

L’artista in quel periodo scrive canzoni continuando ad ascoltare nuove e vecchie storie, spaziando tra canzoni popolari e canzoni anarchiche. Inìzia anche a volgere l’orecchio alla musica d’oltre oceano, interessandosi a un ragazzo del Minnesota, dalla voce inconfondibile: Bob Dylan.

Alcune curiosità su Guccini

  • Nonostante non sia mai riuscito a laurearsi, in anni più recenti ha ricevuto alcune lauree honoris causa, in Scienze della formazione e in Scienze umanistiche.
  • Oltre all’attività da cantautore, è stato anche un attore e un illustratore di fumetti. Ha pubblicato diversi libri, tra cui romanzi gialli, riscuotendo grande successo come scrittore.
  • Francesco Guccini ha partecipato a 14 film, il primo è stato “Fantasia, ma non troppo, per violino” del 1976 e l’ultimo “La Linea Gialla” del 2015. Probabilmente il più famoso è “Radiofreccia ” risalente al 1998, anche se commercialmente parlando il film in grande schermo più visto, con lui come attore, è stato “Io e Marilyn” di Pieraccioni, del 2009.
    Mentre, ha più volte smentito in pubblico la partecipazione nel 1965 come comparsa nel film di Luigi Comencini “Il compagno Don Camillo”.

L’artista e le tematiche della poetica

L’impegno sociale e politico e le profonde riflessioni sul senso del vivere caratterizzano in generale tutta la produzione dell’artista.

Noi qui vogliamo porre l’accento non solo sul sociale, quanto su altri temi fondamentali, come lo scorrere del tempo e la Verità, e tutte quelle occasioni perdute che traducono l’incapacità di vivere il presente, come un essere sospeso tra la nostalgia del passato e la speranza (disillusa sin dall’inizio) di rivivere alcuni momenti nel prossimo futuro.

Altri temi come la lotta contro l’ingiustizia, l’ignoranza e l’ottusità caratterizzano la sua produzione discografica, in testi come “Canzone per Silvia”, condannata e incarcerata per reati politici negli Stati Uniti, un paese che ha paura del diverso, paura di chi lotta per il cambiamento.

Non meno importante, il tema sul senso del tempo che passa senza che si realizzi alcuna vera novità nella vita. Appare chiaro che “negli anni eguale sempre è il problema” e che con le proprie forze l’uomo non può che dire “sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi“; il tempo se ne va e all’uomo non resta che cercare inutilmente tutti gli istanti e i volti che si sono persi.

In Radici l’ album ha tra gli elementi chiave il profondo senso di identità, la memoria individuale e collettiva, come eredità della nostra cultura nazionale.

Ne “La locomotiva“, un brano che, ancora oggi, forse è il più amato della sua produzione, il più richiesto durante i suoi concerti, è un vero e proprio inno generazionale di protesta.

In uno dei suoi ultimi dischi, Ritratti del 2004, Guccini  ha riassunto il suo lavoro in Una canzone. Se non è poesia… gli assomiglia.

Il testo della canzone

La canzone è una penna e un foglio

così fragili fra queste dita,

è quel che non è, è l’erba voglio

ma può essere complessa come la vita.

La canzone è una vaga farfalla

che vola via nell’aria leggera,

una macchia azzurra, una rosa gialla,

un respiro di vento la sera,

una lucciola accesa in un prato,

un sospiro fatto di niente

ma qualche volta se ti ha afferrato

ti rimane per sempre in mente

e la scrive gente quasi normale

ma con l’anima come un bambino

che ogni tanto si mette le ali

e con le parole gioca a rimpiattino.

La canzone è una stella filante

che qualche volta diventa cometa

una meteora di fuoco bruciante

però impalpabile come la seta.

La canzone può aprirti il cuore

con la ragione o col sentimento

fatta di pane, vino, sudore

lunga una vita, lunga un momento.

Si può cantare a voce sguaiata

quando sei in branco, per allegria

o la sussurri appena accennata

se ti circonda la malinconia

e ti ricorda quel canto muto

la donna che ha fatto innamorare

le vite che tu non hai vissuto

e quella che tu vuoi dimenticare.

La canzone è una scatola magica

spesso riempita di cose futili

ma se la intessi d’ironia tragica

ti spazza via i ritornelli inutili;

è un manifesto che puoi riempire

con cose e facce da raccontare

esili vite da rivestire

e storie minime da ripagare

fatta con sette note essenziali

e quattro accordi cuciti in croce

sopra chitarre più che normali

ed una voce che non è voce

ma con carambola lessicale

può essere un prisma di rifrazione

cristallo e pietra filosofale

svettante in aria come un falcone.

Perché può nascere da un male oscuro

che è difficile diagnosticare

fra il passato appesa e il futuro,

lì presente e pronta a scappare

e la canzone diventa un sasso

lama, martello, una polveriera

che a volte morde e colpisce basso

e a volte sventola come bandiera.

La urli allora un giorno di rabbia

la getti in faccia a chi non ti piace

un grimaldello che apre ogni gabbia

pronta ad irridere chi canta e tace.

Però alla fine è fatta di fumo

veste la stoffa delle illusioni,

nebbie, ricordi, pena, profumo:

son tutto questo le mie canzoni.

(photo by @gucciniofficial, Instagram)