Gerry Scotti e il Covid: «Sono diventato verde dalla paura»
Gerry Scotti ha avuto paura. Il popolare conduttore televisivo, tornato a casa dopo il ricovero per il Covid, parla dei momenti di terrore vissuti in ospedale. «Quando mi hanno detto che mi ricoveravano sono diventato verde, ho sudato freddo» rivela Scotti al Corriere della Sera, svelando anche i messaggi che si è scambiato con Carlo Conti, l’altro volto della tv italiana ricoverato in ospedale a Firenze e ora guarito dal Coronavirus: «Abbiamo fatto come Coppi e Bartali».
L’inizio della malattia
Gerry Scotti racconta l’inizio della malattia come asintomatico. «Febbriciattola, stanchezza, colpi di tosse. Una settimana e passa tutto, pensavo. Invece no – racconta il 64enne presentatore -. Al secondo controllo al Covid Center dell’Humanitas a Rozzano mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo».
«I medici mi dicevano di non spaventarmi – prosegue Scotti -: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai. In due notti e un giorno ho appurato che quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco… Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me».
Il conduttore è stato curato con il casco per l’ossigeno. «Sono arrivato all’ultimo step indolore della terapia prima che ti intubino. Per un paio di giorni a orari alterni ho dovuto indossarlo, è stato un toccasana. Poi una mattina hanno girato indietro il letto e mi hanno riportato nella mia stanza».
Infine il messaggio a quelli che ancora sostengono che il Covid non esista: «Bisogna prenderli e lasciarli in quella stanzina un’ora. Non c’è bisogno di 36 ore come è stato per me. Sicuro che cambiano idea».