Emis Killa e Jake La Furia insieme per l’album “17”: «È tamarro come noi»
Dopo tanti anni di collaborazioni, Emis Killa e Jake La Furia hanno deciso: era venuto il momento di lavorare ad un intero album insieme. Così è nato “17”, il disco uscito venerdì 18 settembre. «L’idea c’era da tempo – raccontano i due in coro -. L’abbiamo sempre detto per scherzo, poi abbiamo trovato uno slot nel quale entrambi eravamo liberi da progetti solisti e avevamo voglia di fare un disco insieme». Questo “tempo libero”, però, non è stato causato dall’emergenza Covid. La pandemia, come spiegano, l’ha addirittura rinviato, visto che sarebbe stato pronto già a marzo scorso. «L’abbiamo scritto e registrato quasi interamente prima del Covid, forse solo un paio di brani sono stati rimaneggiati nel frattempo».
“17” non è solo il numero delle tracce contenute nell’album, ma è quasi un simbolo dell’ormai duratura amicizia fra i due rapper. Il 17, infatti, sono nati i loro figli. E tutti e due si sono tatuati un piccolo 17 sul viso, vicino all’occhio sinistro. Tanto che, spiegano, per qualche tempo hanno provato addirittura a fare uscire il 17 il disco stesso.
Ad attirare l’attenzione, anche la cover che vede Emis e Jake a cavallo mentre alle loro spalle un’atmosfera apocalittica prende vita alla Stazione Centrale di Milano. «E’ tamarra come noi. E’ la metafora di quello rimarrà nella scena rap dopo questo disco». E raccontano anche un aneddoto: le foto inizialmente sono state scattate su cavalli veri, ma poi erano troppo grossi e in post produzione sono stati sostituiti.
Nell’album ci sono anche alcune collaborazioni: Lazza, Salmo, Fabri Fibra, Massimo Pericolo e Tedua. «Nel rap sono indispensabili le collaborazioni – spiegano Killa e La Furia -. Noi abbiamo cercato i migliori, quelli che potevano aggiungere qualcosa. Siamo contenti di chi c’è». L’unica chicca che avrebbero avuto avere, se «ci fosse stato più tempo», sarebbe stata una grossa collaborazione internazionale. Intanto, però, l’unico pensiero all’orizzonte è di poter tornare al più presto a fare concerti. Anche per fare riprendere a girare l’economia del mondo della musica, ormai legatissima ai live: «Speriamo si possa presto ripartire, trovando delle soluzioni».