Coronavirus: Godin applaude i medici italiani ma bacchetta il calcio italiano
«Siamo stati esposti fino all’ultimo momento, hanno continuato a tirare la corda per vedere se si potesse continuare a giocare, fino a quando la situazione non è diventata insostenibile». Diego Godin, il difensore uruguaiano dell’Inter bacchetta il calcio italiano, colpevole di non essersi fermato subito nonostante le indicazioni del Governo per arginare l’esplodere dell’emergenza da Coronavirus. Godin è tra i giocatori scesi in campo l’8 marzo in Juventus-Inter, l’ultima partita della Serie A giocata a porte chiuse contro la volontà del ministro dello sport Spadafora e in seguito alla quale s’è scoperta la positività del bianconero Rugani e a catena di altri giocatori.
«Il sistema sanitario è crollato, non ci sono letti di terapia intensiva per occuparsi di così tante persone gravemente malate e nemmeno molti dottori professionisti, eppure noi abbiamo proseguito – accusa Godin -. Abbiamo continuato a giocare per diverse settimane, ad allenarci, giocando a porte chiuse fino a quando è stato trovato positivo un giocatore della Juventus e noi e i bianconeri siamo stati messi in quarantena. In quel momento il campionato si è fermato. All’inizio si pensava che il virus fosse solo un problema cinese e che non avrebbe raggiunto altri paesi. Hanno preso delle misure a poco a poco, lentamente: ci hanno avvertito, ma a livello governativo non sono state prese delle misure drastiche per prevenire ciò che sarebbe potuto accadere».
Il difensore ex Villareal e Atletico Madrid al contrario esalta il lavoro che stanno svolgendo i medici italiani. «Lo sforzo che fanno i medici e le persone nel servizio sanitario è impressionante – conclude Godin -. Qualsiasi paga che si possa dar loro non è abbastanza, sono davvero degli eroi. Bisogna vedere le immagini di quello che fanno, è davvero commovente».