Brivio all’Alpine in F1, Suzuki sotto shock
«Sinceramente per noi è stato uno shock». Shinichi Sahara, project leader della Suzuki tornata dopo vent’anni in cima al mondo della MotoGP, non usa mezzi termini per ufficializzare l’addio di Davide Brivio, il manager brianzolo artefice del successo che ha detto sì alla clamorosa chiamata in Formula 1 dall’Alpine, il marchio che da quest’anno rappresenterà la galassia Renault con il ritorno in pista di Fernando Alonso. Un’avventura che verrà lanciata ufficialmente fra una settimana (giovedì 14) a Parigi, dove verrà svelata anche la nuova livrea, che da un breve e sfuocato video apparso ieri sui social si capisce sarà caratterizzata dal tricolore francese e da tinte metallizzate accese. Proprio come la sfida che vuole Luca De Meo, il nuovo presidente e amministratore delegato del gruppo Renault che ha voluto accanto a sé Davide Brivio.
L’uomo che ha trasformato la Yamaha strappando Valentino Rossi alla Honda e poi rilanciato la Suzuki, non può ancora parlare da a.d. della scuderia, ma intanto saluta con affetto il mondo della MotoGP. «Mi si è presentata all’improvviso una nuova sfida e un’opportunità professionale ed alla fine ho deciso di coglierla è stata una decisione difficile – racconta -. La parte più difficile sarà lasciare questo favoloso gruppo di persone, con cui ho iniziato questo progetto quando la Suzuki è tornata nel Mondiale. Ed è difficile dire addio anche a tutte le persone che sono arrivate negli anni per formare questo grande team. Mi sento triste da questo punto di vista, ma allo stesso tempo sento molta motivazione per questa nuova sfida, che è stata la chiave quando ho dovuto decidere tra il rinnovo del mio contratto con Suzuki o l’inizio di un’esperienza completamente nuova».
Bivio e il buona fortuna dalla Suzuki
In Suzuki (anche Joan Mir, neo campione del mondo) augurano a Brivio «buona fortuna per il futuro>, ma come detto incassano con dispiacere l’addio. «Mi sento come se qualcuno si fosse preso una parte di me, perché ho sempre discusso con lui su come sviluppare la squadra e le moto e abbiamo lavorato insieme per molto tempo – afferma Sahara -. Nel 2020 abbiamo ottenuto risultati fantastici nonostante la situazione insolita e difficile dovuta alla Covid-19. E il 2021 sarà un anno ancora più importante per noi per mantenere questo slancio. Ora stiamo cercando di trovare il modo migliore per coprire la perdita di Davide. Per fortuna nella maggior parte dei casi ho avuto un modo di pensare molto simile al suo, quindi non è così difficile mantenere la direzione che dovremmo prendere come team».
La Suzuki ha poco tempo e soprattutto pochi nomi a disposizione per sostituire Brivio. L’intenzione sembra però essere quella di mantenere la filosofia della struttura creata dal manager brianzolo, con la base tecnica in Giappone ma quella operativa e logistica in Europa. In Italia, vicino a Monza, dove per altro ha sede anche la Yamaha. Per questo molti indizi hanno portato subito a Livio Suppo, il torinese protagonista di un percorso molto simile a quello di Brivio, partendo dal mondo della comunicazione e del marketing (Benetton, portata nel Motomondiale con la Honda 250 nel 1995) per creare di fatto dal nulla il successo Ducati in MotoGP, vincendo la doppia scommessa Casey Stoner e Bridgestone che ha portato al 2007 mondiale (l’unico) per la Rossa di Borgo Panigale. Ducati lasciata nel 2010 (quando è arrivato Valentino Rossi) per andare a risollevare la Honda, riportata al Mondiale nel 2011 con Stoner e lasciata nel 2017, dopo i primi 4 titoli di Marc Marquez, per intraprendere una sfida tutta sua nel campo delle mountain bike elettriche (Thok). «Non mi ha chiamato nessuno» mette subito in chiaro Suppo, che però non chiude la porta, Anzi. «Se la Suzuki dovesse farlo ascolterei e ci penserei. La MotoGP è stata la mia vita per diversi anni e a volte di manca. Vedremo».