Anche Bagnaia fratturato, il Motomondiale continua a perdere pezzi
Quattro incidenti gravi in neppure tre Gran Premi. Il Motomondiale continua a mandare piloti all’ospedale. In Repubblica Ceca tocca a Pecco Bagnaia, il torinese della Ducati Pramac che nelle prime prove libere ruzzola nella ghiaia e di frattura la tibia all’altezza del ginocchio. Rientrato in Italia, il campione del mondo 2018 di Moto2, deve subite un intervento chirurgico ad Ancona, dallo stesso medico che operò alla gamba Valentino Rossi.
«Purtroppo la caduta mi ha provocato la frattura della tibia, ma per fortuna non ha coinvolto i legamenti del ginocchio e quindi i tempi di recupero saranno più veloci – racconta Bagnaia -. Mi dispiace molto perché il feeling sulla moto era davvero ottimo. Ringrazio tutti per il supporto, l’obiettivo è essere in pista per la seconda gara dell’Austria. Ci vediamo presto in pista».
L’incidente di Bagnaia apre inquietanti dubbi su un Mondiale che nella prima uscita a Jerez ha visto (nell’ordine) i gravi incidenti di Alex Rins (spalla destra lussata e frattura all’omero nelle prime libere, non operato: è rientrato nella seconda gara, ma è ancora debole), Cal Crutchlow (polso sinistro rotto nel warm up, operato, è rientrato nella seconda gara) e Marc Marquez, il grande assente per la “ricaduta” dovuta a un incidente domestico e nuova operazione per sistemare la placca all’omero destro fratturato in gara. Lo rivedremo alla sesta gara dopo l’azzardo fallito di Jerez 2.
Insomma, è un Mondiale del “si salvi chi può”. Colpa del lungo stop (5 mesi tra test e prima gara) per il lockdown da Coronavirus? Di un campionato super compresso dove bisogna azzardare? Delle chiacchieratissime nuove gomme Michelin che stanno mettendo tutti in difficoltà, con i piloti costretti a cambiare stile di guida per una carcassa troppo morbida che “spinge”? Fors’anche di un livello sempre più alto e appiattito. La sostanza però è che la ricerca dello spettacolo viene a meno se i piloti sono a casa o in pista menomati.
Per Valentino Rossi è colpa delle condizioni estreme di queste gare: «A Jerez siamo andati a luglio, con 60° sull’asfalto, sicuramente non il periodo migliore per correre lì. Qui a Brno invece ci sono tante buche e l’asfalto ha poco grip». Andrea Dovizioso parla di «casualità», ma da febbraio ce l’ha con le gomme: «Sono uguali per tutti e bisogna adattarsi, ma basta guardare il linguaggio corporeo dei piloti in frenata: è molto in protezione».