Esperimento di Miller: che cos’è e cosa ha dimostrato
Chi studia Chimica non può non conoscere l’esperimento di Miller. Grazie alle sue indagini scientifiche lo scienziato dimostrò per la prima volta nel 1953 che con le corrette condizioni ambientali le molecole organiche possono formarsi in maniera spontanea grazie a sostanze inorganiche ritenute più semplici.
Ecco i vari passaggi di questo esperimento e perché è molto considerato e assolutamente da conoscere.
Esperimento Miller: Che cosa ha dimostrato?
L’esperimento di Stanley Miller ha dimostrato che composti organici considerati importanti per la vita sulla Terra hanno potuto essere ottenuti anche da composti inorganici presenti in quello che era l’ambiente primordiale della Terra. La sua teoria mirava a sottolineare come i composti organici non erano ad esclusivo appannaggio degli organismi viventi ma anche i composti inorganici potevano contribuire alla creazione.
L’esperimento fu realizzato presso l’Università di Chicago e partiva dalla teoria di Oparin e Haldane, detta anche teoria del “brodo primordiale”: i due chimici avevano ipotizzato che sulla Terra vi è stato in un passato primordiale un ambiente in cui particolari eventi chimico-fisici avrebbero generato l’origine della vita.
Miller per realizzare e confermare la sua teoria costruì un apparecchio particolare per ricreare quelle che erano le condizioni che presumibilmente c’erano nell’epoca primordiale: l’idea di fondo era che non esistesse all’epoca ossigeno libero ma che l’atmosfera della Terra era satura di idrogeno e altri gas come metano ed ammoniaca oltre all’acqua.
Miller evidenziò come su questo particolare ambiente, con il sopraggiungere di fonti di energia come i fulmini o le radiazioni solari, si generassero le molecole più complesse.
Quando è stato pubblicato l’esperimento di Miller?
L’esperimento fu realizzato e pubblicato nel 1953 e condotto dal chimico Stanley Miller e dal suo docente, il chimico Harold Urey.
Quest’ultimo è da sottolineare che scoprì il deuterio attraverso distillazioni successive dell’idrogeno liquido e grazie a questa scoperta prese il Nobel per la chimica nel 1934.
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