Fondi per il clima, Italia e Francia in ritardo
Il problema dell’inquinamento rimane ancora al centro dei progetti politici dell’Unione Europea e delle organizzazioni internazionali. All’interno del G7, la riunione dei sette paesi economicamente più forti del mondo, gli stati stanno raccogliendo alcuni fondi per il clima da destinare ai paesi più poveri. Tra le nazioni donatrici troviamo la Germania, il Giappone, la Francia, il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Italia. I finanziamenti sono pari a quasi 80 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai circa 60 miliardi del 2016.
Fondi per il clima, l’accusa all’Italia
In un’intervista al Financial Times il presidente della Cop 26 Alok Sharma ha accusato Italia e Francia di essere gli unici due paesi del G7 che non hanno ancora avviato nuovi impegni sui finanziamenti da consegnare ai Paesi in via di sviluppo per combattere il cambiamento climatico. La promessa del G7 parlava infatti di 100 miliardi di dollari all’anno. Altri stati donano parecchio. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno fornito 5,7 miliardi e hanno deciso di raddoppiare la cifra nei prossimi anni. Il Regno Unito ha promesso 11,6 miliardi di sterline tra il 2022 e il 2026.
La situazione di Italia e Francia
L’Italia, per ora, si limita ad un contributo di 460 milioni. Il ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha dichiarato: “Quello che proporrò è almeno di raddoppiare. Si potrebbe arrivare al miliardo. Sarebbero comunque pochi, ma dobbiamo tentare”. Ora si attende un annuncio del premier Draghi, possibilmente al G20 di Roma di fine ottobre. Prima bisogna aspettare l’approvazione del ministero degli Esteri. Anche la Francia sta contribuendo poco al fondo. I soldi stanzianti dallo stato francese, infatti, non sono sotto forma di donazioni, ma sotto quella di prestiti. Per questo motivo, i paesi in via di sviluppo dovranno restituire ai transalpini le cifre stabilite. Alla stessa maniera si sono mosse anche Germania e Giappone.