La maschera di Agamennone: una delle opere più importanti dell’arte greca
La Maschera di Agamennone è un opera attualmente conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene ed è un reperto rinvenuto nel 1876 la cui storia è decisamente più antica e remota. Si tratta di una preziosa maschera funebre realizzata in lamina d’oro che fu rinvenuta a Micene dall’archeologo Heinrich Schliemann, di origine tedesca.
Si tratta di un interessantissimo esempio di maschera funebre realizzato con una tecnica risalente al 1500 a.C. ma che, a causa di un errore di datazione, prese il nome del re a cui venne attribuita: Agamennone. Vediamo la storia, le curiosità e le tecniche con cui è stata realizzata augurandoti di poter ammirare la maschera di Agamennone di persona, quando ti troverai a passare dalle parti di Atene.
Storia dell’opera
Come anticipato poc’anzi la maschera di Agamennone fu rinvenuta dall’archeologo tedesco Schliemann che, inizialmente, credette di aver rinvenuto i resti del leggendario re Agamennone. La maschera fu sottoposta a numerosi studi per i quali fu reso noto che questa risalirebbe al 1500 a.C., un periodo anteriore a quello in cui probabilmente visse re Agamennone ma, ciò nonostante, il nome del reperto rimase invariato.
Il re Agamennone fu un eroe della mitologia greca nonché figlio di Atreo e fratello di Menelao. Secondo la versione di Omero Agamennone è il re di Micene mentre, per Argo, sarebbe stato il capo degli Achei durante la spedizione di Troia. Ma questa storia non sembra coincidere con la data a cui risalirebbe la maschera che, oltretutto, potrebbe non essere un prezioso ritrovamento reale.
Difatti l’autenticità della maschera è stata messa in dubbio un secolo dopo il ritrovamento a causa di una serie di dettagli che farebbero pensare ad un falso commissionato proprio dallo stesso Schliemann. Il dubbio fu sollevato da William M. Calder, studioso statunitense che, durante gli anni settanta, ha reso noto come questa maschera fosse decisamente più raffinata di altre simili rinvenute assieme ad essa. Inoltre il tipo di barba disegnato sulla maschera sarebbe un tantino troppo moderno e stranamente somigliante a quello che andava di moda ai tempi dell’archeologo Schliemann.
Descrizione della maschera
Si tratta di una maschera mortuaria che raffigura un anziano e sul cui volto spuntano una barba e dei folti baffi ordinati. Il volto ha gli occhi chiusi ed è raffigurato centralmente mentre, in alto, il bordo termina con una leggera incurvatura. La forma riprende esattamente quella di un volto umano senza capelli come testimonia l’incurvatura ridotta che caratterizza il bordo.
Il volto raffigurato è idealmente simmetrico a testimonianza del fatto che, rispetto al viso da cui è stata prodotta, è stata rielaborata per creare armonia. L’autore ad oggi resta sconosciuto e l’unica informazione certa di questa maschera è la sua origine, ovvero la tomba H di Micene.
Difatti l’area scavata dall’archeologo Schliemann comprendeva sei tombe e 19 inumazioni nelle quali fu scovato un grandissimo tesoro appartenente alle persone sepolte. Queste portarono nell’aldilà corredi funerari preziosi composti da gioielli e utensili per i quali furono rinvenuti ben 13 chilogrammi di oro.
Stile, materiali e tecnica
Si tratta di una maschera funebre e, quindi, realizzata tramite un calco sul viso del defunto che la stessa ritrae. Questa pratica era molto comune in antichità ed era la sola capace di replicare i personaggi importanti del periodo attraverso una fedele riproduzione artistica.
Questo manufatto appartiene alla cultura micenea e si caratterizza per i tratti del viso molto fedeli al soggetto che ritraggono con un’aggiunta di piccoli dettagli decorativi che esaltano il risultato finale. Non a caso sopracciglia e baffi sono riprodotti con segni grafici regolari così come occhi e bocca che hanno un aspetto geometrico e rifinito a mano.
È stata realizzata con una lamina d’oro con rilievi a sbalzo dopo esser stata sovrapposta sul calco del viso del defunto per riprenderne i tratti salienti. La superficie metallica e dorata produce un effetto luminoso tale da risaltare i dettagli del volto raffigurato.
Lo scopo della maschera era quello di collocarla sul volto del defunto e, quindi, l’opera risulta apprezzabile dal lato frontale proprio perché non fu prodotta per funzioni estetiche o decorative di uno spazio.
Ad oggi la Maschera di Agamennone resta uno dei ritrovamenti più preziosi del Museo di Atene ed è anche quello per il quale le istituzioni greche sono più restie a concedere l’assenso per studi e analisi del manufatto.
Nonostante i numerosi dubbi sollevati sulla veridicità di questa maschera forse è preferibile credere che sia davvero originale e che i tratti più definiti rispetto alle altre maschere funerarie rinvenute siano dovuti alla volontà di dare maggior rilievo al personaggio che questa raffigura.