Alda Merini manicomio: chi era e perché era famosa
Alda Merini chi era?
La vicenda riguardante Alda Merini e il manicomio, è ancora oggi una faccenda che ha toccato nel profondo dell’animo tante persone. Nel campo della poesia italiana, la figura citata sembra non avere rivali, in quanto a ruolo iconico e personaggio autorevole.
Tutti gli appassionati del genere, non a caso, la ricordano con grande ed enorme piacere. A distanza di parecchio tempo dalla sua triste e desolata scomparsa, oggi andremo a ripercorrere le sue tracce in una sorta di racconto unico di vita.
Vita che, nel bene e nel male, ha lasciato un segno nella storia difficile da rimuovere. La figura di Alda Merini, per le tematiche legate al manicomio, è stata molto importante per questioni relative alla sensibilizzazione del pubblico.
Una delle sue frasi più celebri, riguarda proprio gli istituti psichiatrici, come venivano definiti un tempo. A suo tempo, la donna disse che andare in manicomio era come una sorta di educazione alla morte.
Nata nel marzo del 1931 a Milano, la donna ebbe un vero e proprio ruolo simbolico alla luce di certe tematiche così delicate e così toccanti allo stesso tempo. Innanzitutto, lei fu protagonista di un episodio ai tempi piuttosto frequente: le giovani mamme.
Divenne infatti madre alla tenera età di 16 anni. Oltretutto, era anche sposata. Nei prossimi paragrafi, proseguiremo con la narrazione della sua vicenda.
Merini poesie
La condizione psichiatrica allarmante e molto poco stabile della Merini, la faceva esprimere al meglio nella stesura dei suoi scritti poetici. Le pareti della sua camera da letto, nella quale trascorreva molte giornate,
La donna, ai tempi poco più che una giovane ragazza, venne portata in un ospedale psichiatrico da suo marito. A quanto pare, era affetta da un grave disturbo bipolare. Patologia che, ai tempi, veniva trattata con metodi tendenzialmente più bruschi, rispetto alle terapie odierne.
I sintomi, facevano pensare chiaramente ad un grave disturbo, ed erano i tipici di un malato psichiatrico dalla salute mentale cagionevole. Attacchi di ira che accadevano senza alcun preavviso, scatti e aggressività.
Insomma, un animo tormentato dai continui stimoli negativi che la sua mente le dava di frequente. Tutto ciò, ha trovato il suo massimo sfogo nella poesia, dote per la quale è nota per essere una delle penne più poetiche dell’età contemporanea.
La sua clausura, manco a dirlo, avvenne ovviamente contro la sua volontà. Da quel momento in poi, ci fu un periodo di isolamento duratura che arrivò a protrarsi fino a dieci anni.
Le poesie da lei scritte, delineano quello che è stato un triste capitolo per il trattamento delle problematiche legate ai soggetti fragili mentalmente. Alcuni racconti, sono dei veri e propri strascichi di una clausura che è durata fin troppo tempo.
Tempo che non è mai facile da superare, per un essere umano. Ciò, in effetti, lo si può evincere proprio da quelli che sono i suoi versi di poesia e scrittura.
Alda Merini elettroshock
Tra le tante testimonianze rilasciate da Alda Merini in manicomio, una delle più clamorose è sicuramente quella che riguarda la pratica dell’elettroshock. Il luogo nel quale questa pratica veniva messa in atto, era un luogo buio e putrido.
Un ambiente davvero sgradevole, nel pieno stile dei manicomi di un tempo. I seguenti edifici, ad oggi, sono solamente dei caseggiati fatiscenti e lasciati a morire. I pochi che possono raccontare di averci vissuto, non brillano di certo per lucidità.
Purtroppo, stando alle numerose testimonianze rinvenute in merito, i segni indelebili sono numerosi, e li segneranno per sempre. I racconti della stessa poetessa in tal senso sono agghiaccianti, e ci dimostrano come la sofferenza dentro quelle quattro mura sia stata parecchia. Oltretutto, alle volte in maniera anche difficile da giustificare.
La morte di Alda Merini
La morte di Alda Merini, è giunta nel lontano 2009 a causa di un tumore difficile da guarire. La sua morte, ha lasciato un segno nelle memorie di tutti coloro che sono appassionati al genere della poesia.
E in tal senso, la Merini si è distinta come in pochi hanno fatto, sia prima che negli anni successivi. Probabilmente, anche per via del suo estro poetico spinto dalla follia, la quale ha avuto modo di fare contrasto proprio col suo immenso talento poetico e di scrittura.
In un certo senso, possiamo così dire che la poetessa sia stata tenuta in vita proprio dalla sua passione più grande, riuscendo a sopravvivere a tutto ciò che ha dovuto sopportare in quel manicomio.
La sua morte, in un contesto così tragico e allo stesso tempo triste, è stata comunque un chiaro esempio di come non ci si debba mai arrendere davanti a nulla. Tra elettroshock e pressioni di vario genere, lei è comunque ad andare avanti finché le è stato permesso, facendo sì che fosse la sua meravigliosa poesia a parlare per il suo conto.
Il suo libro, è in effetti una traccia specifica di ciò che le è accaduto a suo tempo.