Annullamenti e partite a porte chiuse, il tifo al tempo del Coronavirus
Lo sport italiano comincia a fare i conti con l’emergenza Coronavirus. Anche a livello economico. La cancellazione di molte partite-eventi in questi tutti gli sport o la disputa delle stesse a porte chiuse, oltre al fatto di mettere quasi in ginocchio il sistema sport del Paese (il alcune regioni sono stati vietati anche gli allenamenti), cambia tutti i confini del tifo. Sotto tutti i punti di vista, come dimostra l’iniziativa dell’Unione Nazionale Consumatori.
<Se un evento sportivo viene rinviato, il tifoso ha diritto solo al rimborso del singolo titolo di accesso, se invece l’evento si svolge a porte chiuse, allora non solo va rimborsato il biglietto, ma anche l’abbonato ha diritto alla restituzione di una quota parte dell’abbonamento> è l’intervento del presidente Massimiliano Dona in commento delle iniziative decise per arginare il contagio. <Il fatto che la decisione sia stata presa dal Governo, fa si che non scatti anche il diritto al risarcimento del danno, essendo tale evento non imputabile agli organizzatori dell’evento, ma certo i tifosi hanno diritto ad essere rimborsati.
E’ un diritto sacrosanto del consumatore pagare solo a condizione di poter assistere alla competizione sportiva. Vale per ogni tipo di spettacolo, dai concerti al cinema – continua Dona -. Non per niente l’Antitrust il 7 gennaio ha avviato nove procedimenti istruttori nei confronti delle società di calcio di serie A Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma, Atalanta, Cagliari Genoa e Udinese, colpevoli di non riconoscere nelle loro condizioni generali di contratto il diritto dei consumatori ad ottenere il rimborso di quota parte dell’abbonamento o del singolo titolo di accesso in caso in caso di chiusura dello stadio, clausole ritenute vessatorie>. E siamo solo all’inizio.