Maxioperazione anti Pedopornografia, arresti in tutta Italia
Maxioperazione anti-pedopornografia con 300 uomini della Polizia Postale a eseguire perquisizioni e una ventina di arresti in flagranza in 53 province e 18 regioni. Gli agenti hanno smantellato 16 associazioni criminali e identificato oltre 140 gruppi pedopornografici che coinvolgono 81 italiani e 432 persone in tutto il mondo tra Asia, Europa (blitz in Spagna) e Sud America in quello che è stato definito «materiale tossico», con «conversazioni allucinanti e scene dell’orrore», finanche torture su neonati di sei mesi e di altre violenze su bambini.
Si tratta della più imponente operazione degli ultimi anni contro la pedopornografia online, coordinata dalla Procura di Milano attraverso Eugenio Fusco e Letizia Mannella, con l’aiuto dei pm Cristian Barilli e Giovanni Tarzia.
Pedopornografia: anni di indagini per fermare l’orrore
Nell’ambito dell’operazione “Luna Park”, agenti sotto copertura hanno seguito per due anni passo passo il moltiplicarsi di chat su Telegram e WhatsApp promosse da un’associazione a delinquere gestita da un ottico 71enne napoletano con collaborazioni universitarie e un disoccupato ventenne veneziano. Coinvolti affermati professionisti, operai, studenti, professori universitari, pensionati, un vigile urbano. Un impiegato 60enne deteneva da solo quasi 31mila file ed è finito in carcere.
Dei 159 gruppi individuati, sedici erano delle associazioni per delinquere (tra i reati contestati: detenzione, diffusione e cessione di materiale pedopornografico), con «promotori, organizzatori e partecipi», con ruoli e compiti definiti. Oltre allo scambio di immagini di violenze su bambini – video realizzati in Paesi africani, asiatici (specie le Filippine) e sudamericani – in alcuni casi ci sono stati tentativi di adescamento.
Il procuratore aggiunto Manella ha spiegato che durante il lockdown i bambini «sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti» e si è registrato stato un «aumento dei reati di pedopornografia». Secondo Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio Polizia Postale, «la pandemia ha avuto l’ulteriore effetto collaterale di far esplodere cyber-reati».