Esame di Maturità, ecco la riforma

Esame di Maturità, ecco la riforma

L’esame di Maturità, fino allo scorso anno scolastico denominato “esame di Stato”, torna ad avere il suo nome originario con alcune riforme approvate in via definitiva dalla Camera. Dopo le polemiche e gli episodi della scorsa estate, il provvedimento ora impone agli studenti di sostenere tutte le prove, compresa quelle orale, per poterlo superare, pena la bocciatura. Il provvedimento introduce anche una serie di misure strutturali volte al canale della formazione 4+2, alla sicurezza degli edifici scolastici, alla valorizzazione dei docenti. Vediamo nel dettaglio le misure previste dalla riforma.

Cosa prevede la riforma dell’esame di Maturità

Dal 2026 il nuovo esame non si chiamerà più “di Stato”, bensì “di Maturità”, vecchia denominazione peraltro ancora in voga nel linguaggio comune.

L’esame conferma le due prove scritte con la novità che riguarda il colloquio orale: questo sarà strutturato intorno a quattro discipline individuate dal decreto ministeriale a gennaio di ogni anno, e includerà anche la valutazione delle competenze acquisite in educazione civica e nelle esperienze scuola – lavoro. La valutazione finale includerà anche l’impegno del candidato in attività extrascolastiche degne di merito.

L’obbligatorietà della prova orale

Per superare l’esame di Maturità gli studenti saranno obbligati a sostenere anche la prova orale in maniera attiva: il silenzio deliberato in segno di protesta – come i casi di cronaca hanno riportato lo scorso anno scolastico – comporterà la bocciatura diretta. In questo senso il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha parlato di “una svolta importante“, mirata a “riaffermare i principi del merito, dell’impegno e della responsabilità individuale“. In questa direzione va anche l’obbligatorietà della prova orale: “Dal prossimo anno quindi non sarà più possibile boicottare la prova orale: che farà volontariamente scena muta verrà bocciato“.

La novità sulle commissioni d’esame

La riforma riguarderà anche le commissioni d’esame: i membri diminuiranno da 7 a 5, e ogni commissione sarà composta da due membri esterni e due interni come il presidente, che riceveranno una formazione specifica e ad hoc. Riguardo quest’ultimo punto, crescerà di 3 milioni nel 2026 e 11 milioni nel 2027 la dote da destinare ai corsi di formazione per i commissari.

Le altre novità sull’esame di Maturità

La riforma prevede anche una maggiore severità per quanto attiene al voto in condotta: come una volta, dal prossimo anno il 5 in condotta comporterà la bocciatura automatica, mentre con il 6, ossia la sufficienza, lo studente dovrà sostenere una prova di “cittadinanza attiva”. Inoltre il 9 in condotta sarà il minimo per poter conseguire il massimo punteggio finale all’esame.

Tuttavia la Riforma prevede anche un’agevolazione, e riguarda quegli studenti che nei primi due anni delle scuole superiori decidono di cambiare indirizzo: a questi non verrà più richiesto di sostenere l’esame integrativo.

L’alternanza – lavoro nell’esame di Maturità

La Riforma prevede anche un’importante novità per quanto riguarda l’alternanza scuola – lavoro: innanzitutto non si chiamerà più Ptco bensì “formazione scuola-lavoro”, e poi le convenzioni stipulate tra scuole e imprese non potranno più prevedere attività di formazione scuola-lavoro nelle lavorazioni a elevato rischio per gli studenti. Contestualmente, l’Inail promuoverà nelle scuole campagne informative e di sensibilizzazione sulla diffusione della sicurezza sul lavoro. In questa direzione il decreto-legge estende la copertura assicurativa anche agli eventuali infortuni avvenuti durante il tragitto casa – lavoro, ossia tra l’abitazione e il luogo in cui lo studente svolge l’attività di formazione. “La formazione scuola-lavoro deve rappresentare un’occasione di crescita, non di rischio – ha ancora affermato il ministro Valditara -: i giovani devono poter affrontare queste esperienze in piena sicurezza. Con questi interventi diamo un segnale concreto di attenzione verso i nostri studenti e verso chi vive ogni giorno la scuola“. Una riforma della scuola, secondo il ministro, che “mette al centro la persona dello studente, accompagnandone la crescita con serietà e competenza“.