La rivoluzione morbida della Ferrari: nuova organizzazione a Piramide
Una piramide per rinascere. La Ferrari abbandona l’organizzazione orizzontale voluta nel 2016 da Sergio Marchionne e sposa un sistema verticale. «Una sterzata», come la definisce il team principal Mattia Binotto, necessaria per rialzare una squadra con troppe anime e poco accordo, soprattutto che ha prodotto un progetto sbagliato: la SF1000 tutta da rivedere, doppiata dalle Mercedes nell’ultimo GP di Formula 1 in Ungheria.
«Senza tagliare teste» come annunciato lunedì da Binotto, la Ferrari ha rivisto struttura dell’area tecnica «in maniera da definire una catena di comando non più orizzontale e affidando ai responsabili di ciascuna area tutte le deleghe necessarie al raggiungimento degli obiettivi preposti». Nasce così la Performance Development, la nuova area governata da Enrico Cardile, il 45enne ingegnere aeronautico laureatosi alla Normale di Pisa con tesi sulla galleria del vento della Ferrari e pescato da Marchionne nel 2016 dall’area GT per portare una ventata nuova nella Gestione Sportiva. Con lui l’aerodinamico David Sanchez e il ritorno di Rory Byrne, il 76enne ma geniale progettista sudafricano dell’era d’oro di Michael Schumacher. Proprio Sanchez e Byrne sono stati i padri dell’SF70H, la Ferrari del 2017, un gioiello che senza gli errori di Vettel avrebbe vinto il titolo e forse scritto una nuova storia. Saranno loro a progettare la macchina della riscossa, rispondendo a Cardile, che quindi di fatto rivestirà il ruolo di direttore tecnico, referente di Binotto.
Sotto, a cascata, le altre aree, che di fatto rimangono intatte: Enrico Gualtieri responsabile della Power Unit, Laurent Mekies confermato direttore sportivo e responsabile delle attività di pista e Simone Resta (come dice il nome) rimane a capo dell’area Ingegneria Telaio, anche se molti lo davano per ormai emarginato nella GeS.
«Siamo convinti che il valore delle persone Ferrari sia di assoluto livello e non abbia nulla da invidiare a quello dei nostri maggiori concorrenti – afferma Binotto -, però dovevamo intervenire per dare un segnale forte di discontinuità , alzando l’asticella delle responsabilità dei leader di ciascuna area. Abbiamo iniziato a gettare le fondamenta di un processo che ci deve portare a costruire un nuovo ciclo vincente, duraturo nel tempo. È un percorso lungo, che può subire delle battute d’arresto come quella che stiamo vivendo attualmente in termini di risultati e di prestazione, ma che ci deve veder reagire con forza e determinazione per ritornare il prima possibile ad essere protagonisti assoluti in questo sport. Questo è ciò che vogliamo tutti noi e quello che si aspettano i nostri tifosi in tutto il mondo».