Mansell bacchetta la Formula 1: «Sport sterilizzato, i piloti sembrano andare dal parrucchiere»
Il Leone torna a ruggire. Avvicinandosi il 67° compleanno, ma soprattutto l’agognata partenza del Mondiale, in programma il 5 luglio in Austria, proprio dove 40 anni fa debuttò nel Circus sulla Lotus di Colin Chapman, Nigel Mansell fa sentire la sua voce parlando di una Formula 1 anestetizzata. In un’intervista al Daily Mail, il campione del mondo 1992 (sulla Williams, dopo la parentesi litigiosa sulla Ferrari-Papera con Alain Prost) e IndyCar 1993, atteso protagonista a Silverstone per le celebrazioni dei 70 anni del campionato, critica una Formula 1 sempre più da playstation. «Ai miei tempi avere 180 gare alle spalle ed essere ancora vivo significava già aver avuto una grande carriera a prescindere dai risultati – afferma l’inglese -. Adesso in macchina si suda appena e quando i piloti scendono dalle vetture appena usciti dal parrucchiere. In passato diversi piloti di estremo talento rimanevano infortunati senza la possibilità di tornare a correre dopo un incidente, i giovani d’oggi invece possono commettere errori gravissimi senza conseguenze».
Sembra un panegirico della Formula 1 fatale, che tanto attirava i tifosi anche per l’elevatissimo rischio di incidenti e l’aurea di piloti-eroi dei suoi personaggi, ma quelli erano davvero anni terribili. «Le persone morivano regolarmente in pista e questo poteva seriamente influenzare la tua psiche – ricorda Mansell -. Con Gilles Villeneuve ero amico, non dimenticherò mai la tragedia che lo colpì a Zolder: ero nell’abitacolo, l’ho visto volare per aria fuori dalla Ferrari e poi atterrare sulla recinzione. Pensai subito che le sue possibilità erano praticamente nulle: è stata la cosa più scioccante cui abbia mai assistito. Ero arrabbiato allora e lo sono ancora. A Imola nel 1994, poi, la morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna in quel terribile fine settimana, fu una catastrofe per il motorsport e lo cambiò per sempre. Nel bene e nel male, perché ha sterilizzato i circuiti di tutto il mondo. Per me è stato un terribile errore. La Formula 1 era uno sport incredibile che premiava se guidavi bene e penalizzava se lo facevi male. Ora è cambiato oltre ogni immaginazione».
Ovviamente in peggio, per Mansell, che tra i piloti attuali in pratica loda solo Lewis Hamilton. «È molto difficile fare dei paragoni tra le diverse epoche, ma credo che Hamilton avrebbe brillato anche nel passato. Come Schumacher ha avuto la fortuna di avere a disposizione vetture di alto livello e molto probabilmente passerà alla storia come il pilota inglese più illustre». Ma il vecchio Leone come numero uno di tutti i tempi sceglie Juan Manuel Fangio, con i suoi cinque titoli il terzo pilota più vincente nella storia della Formula 1. «Credo che anche Hamilton sarebbe d’accordo con me. Quelli erano veri eroi, correvano con il serbatoio della benzina tra le gambe, in ogni incidente avevano le stesse probabilità di sopravvivere o di morire. Correvano con caschi di fortuna, senza cinture di sicurezza e talvolta anche senza guanti».