Surfista ucciso da uno squalo in California: la spiaggia era chiusa per il Coronavirus
Tragedia a Santa Cruz, in California. Ben Kelly, un surfista di 26 anni, è stato ucciso da uno squalo bianco al largo di Manresa State Beach, una rinomata spiaggia all’estremità settentrionale della baia di Monterey. Il ragazzo aveva infranto si è tuffato in mare nonostante i divieti in vigore per l’emergenza Coronavirus, soprattutto quello di accedere alla spiaggia per evitare assembramenti. In più, come scritto nei cartelli affissi dalla polizia, l’area marina interessata dall’attacco era chiusa da giorni e quindi a rischio presenza di squali. Kelly, aggredito da uno squalo bianco a 100 metri dalla riva, è stato immediatamente soccorso in acqua e trasportato a terra, ma le ferite riportate erano troppo gravi ed è morto prima di arrivare in ospedale.
Si tratta del terzo attacco mortale negli Stati Uniti da parte di uno squalo dal 1984, quando un 28enne venne ucciso a Pigeon Point. Un’altra morte avvenne nel 2004, quando un sub 50enne venne ammazzato vicino a Kibeseliah Rock, nella contea di Mendocino. Secondo George Burgess, professore di ittiologia e biologia marina all’Università della Florida di Gainesville in America si verificano il cinquanta per cento degli attacchi di squali nel mondo. In base all’International Burg’s Attack Shark File (ISAF), il database degli attacchi di squalo, negli Stati Uniti solo nel 2018 si sono registrati 32 attacchi. «Il motivo principale per cui ci sono più attacchi è che abbiamo una linea costiera molto grande, due coste e alcune isole. E ovviamente molte persone» spiega Burgess. Secondo paese per numero di attacchi di squali è l’Australia: 20 nel 2018, uno dei quali è stato fatale. Il Sud Africa, nonostante una presenza di numerose specie di squali (le più pericolose per l’uomo sono nell’ordine lo squalo bianco, lo squalo tigre e lo squalo toro), ha invece avuto solo due attacchi, nessuno mortale.