Il colosso Boeing pronto a vendere ai suoi 161mila dipendenti
L’ultimo colpo, quello del probabile e definitivo ko, è arrivato dal Coronavirs, che ha fatto crollare e poi bloccate le compagnie aeree. Così la Boeing, colosso della produzione di aerei statunitense travolto dalla messa a terra (e blocco degli ordinativi) dei suoi nuovi 737 Max, ha chiesto aiuto ai propri dipendenti per essere salvato. La società americana ha infatti preparato un piano che prevede l’investimento nella compagnia dei suoi 161.000 lavoratori.
Si chiama ‘workers buyout’ o impresa rigenerata. In pratica l’acquisto della stessa società da parte dei dipendenti è un tentativo di ridurre i costi e superare con meno danni possibili l’emergenza da Coronavirus. Sempre in ottica di mitigare le ricadute economiche della pandemia sanitaria, Boeing sta lanciando anche un piano di prepensionamenti volontari. I dettagli dell’operazione non si conoscono ancora, ma l’amministratore delegato David Calhoun si è rivolto così ai suoi dipendenti: «Quando il mondo riemergerà dalla pandemia, le dimensioni del mercato commerciale e i tipi di prodotti e servizi che i nostri clienti desiderano e di cui necessitano saranno probabilmente diversi. È importante iniziare subito ad adattarci alla nostra nuova realtà ». Calhoun promette di essere «molto trasparente» e ammette: «Navighiamo in acque inesplorate». L’intenzione è quella di anticipare i tempi. «Non posso prevedere con certezza cosa porteranno i prossimi mesi, ma posso impegnarmi nell’essere onesto su quello che sta accadendo e fare tutto il possibile per proteggere le nostre persone e i nostri affari attraverso questa crisi» conclude il capo della Boeing, che sta affrontando un duro calo della domanda anche di 787 Dreamliner e i 777X. Si parla di un crollo della produzione del 60% nei prossimi tre anni.